Il fondo sociale rischia di «svuotarsi»

Costi per i consiglieri che sceglieranno di tornare ai vitalizi precedenti. Moltrer: «Non sappiamo quanto incasseremo».


di Chiara Bert


TRENTO. Il fondo per il sociale - in cui far confluire quanto sarà restituito dai vitalizi per destinarlo a interventi per l’occupazione e le famiglie - c’è, ma nessuno sa a quanto ammonterà. E il rischio reale è che nelle casse della Regione rientri alla fine molto meno dei 43,8 milioni di euro stimati dal presidente del consiglio regionale Diego Moltrer. Il motivo? La legge dà la possibilità agli ex consiglieri di revocare l’attualizzazione, restituendo l’intera somma ottenuta (anticipi e quote del fondo family) e tornare al vitalizio precedente seppur decurtato del 20% (a titolo di esempio, Mario Magnani, che dopo la riforma del 2012 ha un vitalizio di 2800 euro, prima avrebbe avuto diritto a un assegno mensile di 5800 euro). Vitalizi che la Regione dovrà pagare e che costituiscono gli «oneri» a cui la nuova legge deve garantire copertura. Non solo: ci sarà anche chi restituirà a rate, e chi - con richiesta motivata - potrà tenersi gli anticipi come accredito della futura attualizzazione quando avrà maturato il diritto al vitalizio. E poi ci saranno le tasse pagate dai consiglieri sugli anticipi, che saranno scalate dalle loro restituzioni.

All’accusa lanciata dall’ex consigliere Vincenzo Passerini (Trentino di ieri), secondo cui dall’attuale formulazione del disegno di legge il fondo per il welfare sarebbe sparito, ha risposto ieri lo stesso Moltrer: «La proposta di modifica alla legge 6/2012, elaborata nell’ufficio di presidenza, prevede esplicitamente all’articolo 12 che le entrate derivanti dal ricalcolo delle attualizzazioni dei vitalizi saranno destinate a interventi a sostegno di occupazione e famiglia». Il problema, ammette il presidente del consiglio regionale, è che oggi nessuno sa esattamente a quanto ammonteranno queste entrate: «Al momento, poiché non sappiamo chi tra gli ex consiglieri opterà per tornare al vecchio sistema dei vitalizi, seppur ridotto, e chi invece attualizzerà con le nuove tabelle, non è possibile quantificare l’entità delle somme che confluiranno nel fondo».

La stima dei tagli parla di 43,8 milioni di euro: di questi, circa 18 milioni sono quelli dei consiglieri che, non avendo ancora maturato il diritto al vitalizio, dovranno restituire tutto quanto incassato, 25 milioni rientreranno dai tagli ai vitalizi; 1,7 milioni dalla riduzione del 20% dell’importo degli assegni, 500 mila euro dalla restituzione degli interessi maturati (circa 16 mila euro a testa) versati ai consiglieri della scorsa legislatura, infine 50 mila euro dalla riduzione delle indennità di presidente e ufficio di presidenza. «Con la politica di massima trasparenza che ha sempre caratterizzato il mio agire - spiega Moltrer - sarò lieto di comunicare, non appena noi stessi ne avremo conoscenza, la cifra esatta che sarà destinata all’occupazione e alle famiglie». Ma Moltrer non risparmia una stilettata a Passerini: «Voglio ricordare al consigliere che la legge che stiamo modificando, non senza difficoltà, nasceva dall’intenzione di porre rimedio alla questione dei vitalizi, che non sono il frutto della legge del 2012, ma delle leggi preesistenti. Probabilmente non dovremmo rimettere mano alla legge se, quando si parlava della riforma nella precedente legislatura e i diretti interessati ne sono stati informati, gli stessi avessero sollevato - qualora ne avessero avute - le proprie obiezioni in merito a criteri e cifre». Insomma prima che lo scandalo esplodesse, con la pubblicazione dei vitalizi e delle cifre degli anticipi ai consiglieri, tutti i beneficiari rimasero zitti. Passerini compreso.

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