Il debito Usa ora spaventa Trento

Dellai: rischiamo anche noi il baratro. Fracalossi: cautela coi risparmi


Alessandro Maranesi


TRENTO. L'agenzia di rating Standard & Poor's ha abbassato la qualità del debito pubblico americano. Ciò significa che se fino a venerdì questo era valutato AAA, una sorta di certificazione dell'assenza di rischi sul fatto che il Paese potesse fallire, ieri mattina è stato dato annuncio di un abbassamento a livello AA+. Il che vuol direche la massima potenza mondiale, per la prima volta in 70 anni, vede messa in discussione la sua solidità finanziaria.

Il rischio di una nuova recessione mondiale e di un aggravamento della speculazione già in atto sull'Italia è davvero a un passo. E questo sta diffondendo la paura anche in Trentino, terra che pure fino a ieri condivideva con gli Usa un giudizio di tripla AAA sul suo debito e una grande stabilità finanziaria. Ma ora sono in molti a chiedersi se anche la nostra provincia sia sull'orlo del baratro finanziario.

Secondo il presidente della Provincia Lorenzo Dellai la situazione è complessa: «Il Trentino è una piccola pulce nella finanza mondiale e noi, come l'Alto Adige, abbiamo delle peculiarità. Ma se il mondo sta cadendo nel baratro anche noi ne saremo inevitabilmente coinvolti». Dellai però, più che di finanza in senso stretto, preferisce parlare della situazione economica. Anche in questo caso il futuro non è roseo: «Abbiamo delle risorse in più degli altri, ma se questa nuova crisi diverrà sistemica allora sarà davvero dura».

«Questo taglio al debito Usa fa capire che la crisi è tutt'altra che finita» gli fa eco il presidente della Confindustria trentina Paolo Mazzalai. Il quale riflette: «Gli Stati Uniti perdono la tripla A, ma il Trentino la mantiene. E questo è il segno di una buona amministrazione da parte della politica e di un sistema produttivo solido. Ma la tempesta in atto sulla Casa bianca ci fa capire una cosa importante: che anche i migliori possono essere messi in discussione e così ricevere il temibile downgrade». Che però non dovrebbe avere effetti immediati per le imprese trentine che operano negli Stati Uniti: «La situazione da questo punto di vista al momento non ci preoccupa. Dovremmo cominciare ad aver paura, invece, se aumenterà il costo del denaro».

Un pensiero ai piccoli investitori trentini ce l'ha invece Giorgio Fracalossi, presidente di Cassa centrale banca: «L'importante è mantenere la calma, anche se è difficile. Non è questo il momento di vendere, anche se un rendimento così alto dei titoli di Stato italiani, sopra il 6%, deve far riflettere. In ogni caso niente operazioni avventate: il rischio di default, cioè di fallimento, di Stati come gli Usa o l'Italia, è davvero bassissimo. Piuttosto, ma il discorso non tocca tanto il Trentino, bisogna far crescere l'economia e rilanciare i consumi».

Infine, anche il presidente dell'Unione commercio e turismo Gianni Bort punta il dito sull'assenza di crescita economica in Italia: «Bisogna cominciare a spingere di più verso l'aumento del Pil e la competitività del sistema produttivo: il problema delle aziende infatti oggi è di reggere dei costi altissimi. Ma la politica degli slogan non fa nulla per una politica fiscale diversa o per la riduzione dei costi dello Stato. Ciò detto, il Trentino è solido e così lontano dagli Usa che penso che in questo caso almeno noi possiamo dormire sogni tranquilli».

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