Il critico ferrarese: «Le Albere? Sono una sede del Mart»
La replica. Ma Sgarbi non sbatte la porta in faccia a Zecchi: «Penso ad una gestione in condominio ma con una regia nostra»
Trento. Vittorio Sgarbi è di buon umore. Tra due giorni in Trentino si realizzerà un progetto cui tiene molto. E da tempo. Quello di mettere in mostra, e in una dimora di pregio come Castel Caldes, la sua collezione privata la Cavallini-Sgarbi, 80 quadri di grande pregio, mostra realizzata in collaborazione con la fondazione presieduta dalla sorella Elisabetta. Opere che appartengono per l’appunto al presidente del Mart e a sua madre, Rina Cavallini. Visto il suddetto buon umore giriamo subito l’idea del collega presidente del Muse, Stefano Zecchi, quella di utilizzare Palazzo Albere.
Che ne pensa Sgarbi?
La questione è complessa. Il progetto di Piano è un progetto “maleducato” rispetto alle Albere, nel senso che l’utilità del museo, e poi la parte di edilizia diciamo privata, dovevano essere almeno 200 metri più indietro. Dove comincia l’area residenziale, sarebbe dovuto cominciare il museo. Un errore grave di ripartizione del lotto. Quelle punte acuminate della struttura di Piano diventano minacciose per le Albere e non hanno un contesto di rispetto come un monumento di rispetto prevede. Un errore grave per un architetto urbanista. Questo è un aspetto.
L’altro invece?
É la vicinanza tra il Muse e le Albere che imporrebbe che chi va a vedere l’uno, dovrebbe visitare anche Palazzo delle Albere. Su quello la posizione di Zecchi ha una sua logica. Però trattandosi di un museo scientifico il coordinamento della biglietteria con le Albere potrebbe anche essere il futuro logico.
Ah, la vede una soluzione possibile?
Sì, ma l’amministrazione culturale deve essere del Mart. Il Mart è il museo di Rovereto e di Trento ed il suo nucleo originale è appunto le Albere. Quindi l’attività scientifica delle Albere va al Mart, quella gestionale al Muse. Io da tempo pensavo che il Mart dovesse riprendere la gestione culturale delle Albere. Potrebbe essere un condominio, visto che c’è l’errore di partenza di averli fatto vicini.
Ci spiega invece come è nata l’idea della mostra Cavallini-Sgarbi a Caldes?
La sua destinazione finale, per me ferrarese, potrebbe essere il Castello di Ferrara, anche se non le nascondo che la vedrei bene anche alle Albere. Si tratta di una collezione molto ricca, 80 opere di pregio. Cominciammo a trattare per portarla a Como, mentre già gli amici di Caldes mi avevano (quindi in tempi non sospetti, ben prima dell’amministrazione Fugatti) proposto l’idea del Castello. Li ritenevo dei competitori di minoranza ed avevo immaginato per loro di portare semmai un segmento, quello delle ceramiche, della mia collezione. Como si è ritirata, Caldes è rimasta fedele agli accordi presi.
Tempi coincidenti?
Sì ma a caso. Appena nominato presidente del Mart, mi trovo ad inaugurare una mostra di cui avevo parlato due anni fa e che non ha nessun rapporto con il mio ruolo. Io non ho bisogno di essere difeso da nessuno, semmai ringraziato. La mia collezione ha un numero di opere pari al doppio di quelle presenti in tutto il Trentino.G.T.