Il caso del cavallo morto, tra fatalità e orso biondo

La Forestale, dopo il sopralluogo di ieri, mette in dubbio la tesi del proprietario dell’animale, che invece potrebbe essere semplicemente caduto dal precipizio



ARCO. Il giovane orso biondo investito il 4 giugno scorso sulla statale vicino a Vezzano dalla Porche del presidente degli artigiani trentini Roberto De Lauretis, sta benone.

Lo si è accertato recentemente grazie alle immagini registrate da una fototrappola del Servizio foreste e fauna della Provincia e anche al filmato realizzato da un cacciatore sul monte Stivo, nella stessa zona - i ghiaioni di Bordala - dove in questi giorni è stata rinvenuta la carcassa di un cavallo. Il proprietario, Valentino Girardelli di Valle San Felice, s’è convinto che l’animale sia vittima proprio dell’orso, pertanto ha richiesto l’intervento della Forestale.

Dal sopralluogo effettuato ieri mattina si sono potuti accertare alcuni elementi che sembrano non deporre a favore della tesi di Girardelli. Il cavallo, a giudicare dall’avanzato stato di decomposizione, dev’essere morto diversi giorni fa, purtuttavia si può ancora osservare che schiena, fianchi e posteriore sono intatti. Manca invece della carne sulla pancia, ma poca, talmente poca - dicono i Forestali - da far dubitare che a strapparla sia stato l’orso, il quale invece, quando uccide per mangiare, ingurgita quantità decisamente superiori. E che, se può scegliere, preferisce le pecore: nella zona di Bordala ce ne sono una decina. Comunque l’ultima parola sulla causa del decesso del povero cavallo, un puledro nato l’anno scorso, la dirà il veterinario, il quale potrebbe riuscire ad accertarla nonostante le pessime condizioni del carcame.

Intanto, per verificare altre ipotesi, i Forestali hanno dato un’occhiata intorno. Così sui prati dello Stivo, dove pascolano i cavalli di Girardelli, proprietario della malga e del terreno circostante al rifugio Marchetti, hanno trovato degli escrementi di origine equina. Erano proprio in cima, dove c’è la croce, sull’orlo del precipizio sotto il quale si estendono i ghiaioni in questione. Non si può quindi escludere che il puledro sia caduto, magari per fuggire proprio a un attacco dell’orso. Sulla cui presenza e invadenza in quei luoghi frequentati anche da moltissimi escursionisti - parliamo ovviamente del versante arcense dello Stivo - i gestori del rifugio della Sat «Prospero Marchetti» assicurano di non aver ancora trovato il benché minimo indizio. (d.r.)













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