«Il cane abbaia? È un suo diritto»
Una sentenza del giudice di pace roveretano conquista i siti animalisti con un principio rivoluzionario
ROVERETO. Il cane che abbaia, per fastidioso che sia, non fa altro che esprimere «un proprio diritto esistenziale». Insomma, abbaia in quanto cane. E come tale il suo abbaiare va rispettato. Un principio solo in apparenza banale fissato dal giudice di pace di Rovereto, eletto immediatamente a «guru» da parte dei siti animalisti e cinofili che dalla sua sentenza traggono la massima «Se il cane abbaia non è disturbo della quiete». Con ogni probabilità dando la stura in tutta Italia a infiniti, cortesi, «vada pure a farsi una passeggiata» in risposta a vicini estenuati dagli ululati alla luna (o latrare forsennato al passare di un gatto o di un riccio nel giardino adiacente) dell’ amore peloso di casa altrui.
Il giudice roveretano è stato chiamato in causa nel 2003 da un anziano ormai esaperato dal continuo latrare dei cani (dei dobermann) dei vicini. Lla sentenza definitiva è arrivata ora, a 10 anni dai latrati. Per il giudice, mancava la prova del latrare. Ovvero una perizia che certificasse che il rumore prodotto dai cani eccedeva i 5 decibel del rumore considerato «di fondo».
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