I ragazzi cancellano le scritte dalla scuola
Sabato le Consulte giovanili in azione alle Bresadola: «Celebriamo la libertà di espressione eliminando gli abusi»
TRENTO. Libertà di espressione vuol dire anche ritirare quello che si è detto a sproposito. Oppure, cancellare quello che si è scritto, o altri hanno scritto, sui muri delle scuole. Un “rumore di fondo”, fatto di parole in (eccessiva) libertà che ha deturpato pareti intere delle Bresadola, in via del Torrione. E che sabato pomeriggio, dalle 14.30 alle 17.30, verrà “silenziato” con vernice e pennello. Questo il modo che le Consulte dei ragazzi di Trento hanno scelto per festeggiare il 22° anniversario della ratifica, da parte dell'Italia, della Convenzione Onu sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza.
«Avevamo fatto un patto con il sindaco che ogni anno avremmo promosso un incontro con la giunta e in novembre con il consiglio», spiega Natalina Mosna, referente Unicef del Comitato di Trento. «Quest'anno abbiamo preferito dare un taglio pratico: invece che andare a parlare ed esprimere giudizi, andiamo a fare qualcosa di bello per la città. Abbiamo scelto il diritto di libera espressione, uno di quelli sanciti dalla Convenzione, che precisa chiaramente come vi siano dei limiti precisi ad esso. Scrivere sui muri di una scuola è andare oltre quei limiti».
Perché le Bresadola? «Perché si prestano al caso nostro, essendo centrali, sotto gli occhi quindi di tante persone, e devastate da scritte di tutti i tipi, un po' come succede per il murone del Da Vinci in via Gazzoletti. Le scuole sono la casa di tutti: c'è la libertà propria ma devo rispettare anche quella altrui». L'intervento non si limiterà a “togliere”, ma darà anche un messaggio propositivo: «Cancelleremo le scritte e realizzeremo degli slogan su stoffa che verranno esposti dalle finestre della scuola lunedì». Lo slogan principale, scelto per pubblicizzare l'evento, è “Libera la mente e non sporcare niente”, scritto in graffiti su un muro virtuale. In caso di pioggia, la pulizia sarà rinviata, ma si lavorerà comunque agli striscioni.
«I giovani coinvolti saranno una quindicina e arriveranno anche degli amici invitati», continua Mosna. «Ci saranno poi un flash-mob organizzato dalle ragazze di Ravina e un'esibizione rap improvvisata da altri ragazzi. Questo per dire che ci sono diversi modi di esprimersi senza danneggiare nessuno e nel rispetto del vivere assieme». All'evento potranno partecipare tutti coloro che sono interessati e volessero dare un contributo.
«Le pareti prescelte sono quelle di via del Torrione e via Esterle. Il colore, giallo ocra, lo fornirà il Comune e , naturalmente, sarà atossico. Non assicuriamo un lavoro professionale, ma almeno l'idea che si possa contribuire in qualche modo». La tenuta da lavoro invece sarà all'insegna del fai-da-te: «Abbiamo consigliato una maglietta bianca “sacrificale” e un paio di jeans rovinatissimi», sorride Natalina.
Le Consulte dei ragazzi sono un'entità presente a livello circoscrizionale. «In teoria dovrebbe essercene una in ogni circoscrizione ma non è facile metterle in piedi e soprattutto, non è facile per la politica capirne il senso di opportunità. Va detto però che c'è molta buona volontà da parte dell'assessore Renato Tomasi, che ci aiuta in tutti i modi».
Nate nel 2006, accolgono i ragazzi dai 13 ai 18 anni. «Qualcuno di loro resta come educatore», racconta Mosna. «Il progetto delle Consulte è del Comune di Trento e nasce da un'iniziativa dell'Unicef. L'idea è che ogni territorio possa esprimere un'esperienza di partecipazione giovanile. Le raccomandazioni dell'Onu sono che i ragazzi debbano essere coinvolti in ogni atto amministrativo che li riguarda. Il consiglio circoscrizionale dovrebbe consultarli chiedendo loro dei pareri e delle analisi del territorio. Nelle quali sono bravissimi perché colgono quello che non riescono a fare gli adulti». Un organismo analogo è il consiglio dei giovani – continua la referente Unicef – che però è istituito formalmente da una legge provinciale. «A livello nazionale, in caso di separazione dei genitori, l'ascolto del bambino è previsto dalle norme: lo stesso discorso dovrebbe essere fatto in tutti gli altri ambiti. Non con l'idea che siano i ragazzi a decidere ma che contribuiscano con il loro parere. Portando idee nuove e punti di vista diversi».
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