I medici in sciopero: «100 assunzioni e stop ai parti nelle valli»
Anche in Trentino la protesta dei camici bianchi Buona la partecipazione, rinviate molte visite programmate
TRENTO. Lo sciopero dei medici di mercoledì 16 dicembre ha messo insieme (ospitate presso la sede dell’Ordine dei medici) tutte le nove sigle sindacali della provincia che rappresentano 700 dei 1.000 sanitari. Comprendendo medici del servizio sanitario provinciale, ospedalieri, di medicina generale, pediatri di libera scelta, specialisti ambulatoriali, dirigenti sanitari e medici veterinari.
L’intersindacale medica ha fatto proprie le motivazioni espresse a livello nazionale in quanto riguardano anche la realtà provinciale e come ha spiegato il segretario provinciale Anaao. Romano Nardelli, “i punti caldi sono le assunzioni ed il mantenimento, dal momento che per il Trentino, 200 mila ore di straordinari significano mancanza di 100 medici”.
Arrivando poi al problema dei punti nascita ( anche se è tutto il comparto sanità ad essere in sofferenza) è stato detto che “come attuazione di sollievo, riferita ai riposi imposti dalla norma – ha aggiunto – attendiamo entro fine anno i 9 milioni stanziati”. Ma i problemi non riguardano solo casi specifici ma coinvolgono tutta la sanità e di conseguenza, infermieri, Oss e tecnici. Stando ai numeri forniti ieri, la partecipazione allo sciopero in Trentino è stata massiccia. Si parla per una sezione del Santa Chiara di 3 anestesisti non aderenti su 50, con la chiusura di 7 sale operatorie; per Rovereto di altrettante astensioni su 25, anche qui con la quasi totalità di interventi programmati rinviati, mentre la periferia, causa la carenza di organici, non ha avuto problemi, fermi restando ovunque presidi ed urgenze.
I punti salienti sono stati illustrati, oltre che da Nardelli, da Cesare Grandi, Giuseppe Furlan, Luisa Manech, Alberto Mattedi, Roberto Tezzele ed Emilio Arisi, suddivisi per ruoli e competenze. “Non sono in programma altri scioperi – hanno detto – ma certamente ci sarà un’assemblea generale entro i primi giorni dell’anno”. E poi si è parlato dell’apertura del tavolo di contrattazione provinciale, per valorizzare dopo 6 anni di blocco, la fatica e la responsabilità del lavoro e degli strumenti di governo ed innovazione. In quanto, qualunque forma di ristrutturazione, deve avvenire con un confronto chiaro e netto con medici e tecnici, non può discendere solo dalla politica.
Per quanto riguarda i punti nascita – anche se il tema non è compreso nel pacchetto di punti per lo sciopero - questi vanno chiusi, secondo gli specialisti, dal momento che sotto i 1.000 parti annui non è garantita la sicurezza. Ricordando che, in ultima analisi, le “vittime” di questa situazione sono i pazienti e che la Costituzione prevede che tutti abbiamo il diritto alla salute e che non ci siano malati di serie diverse. Si dovrebbe quindi attivare un piano di assunzioni che non sia limitato alla soluzione dei problemi dei punti nascita ma riguardi l’intera organizzazione generale del sistema sanitario provinciale.
Poi la partenza del confronto sul Patto della salute, la salvaguardia dell’autonomia decisionale del medico, l’incremento dell’integrazione ospedale territorio nonché la ridefinizione giuridica del rapporto medico paziente. E quindi il contrastare la subordinazione della rete ospedaliera e territoriale alle facoltà di medicina, previste anche questa dalla legge di stabilità. Il presidente dell’Ordine della provincia di Trento Marco Ioppi ha concluso che “Il Trentino vanta circa il 96% delle strutture pubbliche sparse sul territorio che dovrebbero garantire una assistenza più puntuale”.
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