«I liquami del treno finiscono sulla ciclabile»

La denuncia arriva dall’ex ferroviere Paolo Montresor, presidente dell’Udace: «Cari colleghi, basta comportamenti scorretti lungo la linea della Valsugana»



VALSUGANA. Una denuncia sofferta, perché fatta nei confronti dei suoi ex colleghi. Arriva infatti da un ex capotreno, Paolo Montresor, da un bel po’ di anni in pensione, la pacata ma ferma protesta nei confronti dei ferrovieri che contribuirebbero, secondo Montresor, a insozzare la pista ciclabile della Valsugana.

Succede infatti, scrive di suo pugno l’ex capotreno Montresor, in qualità in questo caso di presidente dell’associazione Udace che raccoglie migliaia di ciclisti amatoriali in tutta Italia, che i suoi ex colleghi avrebbero la brutta (e scorretta) abitudine di scaricare i liquami del treno della Valsugana lungo la pista deputata alle gite sulla due ruote. Montresor afferma che gli sono arrivate alcune segnalazioni di chi frequenta abitualmente la bellissima ciclabile, nel tratto che costeggia la mitica “ferrata”. Scrive il presidente del Comitato provinciale dell’Udace: «Da ex ferroviere mi sento in dovere di intervenire nei confronti dei miei ex colleghi che operano sulla tratta stessa invitandoli a “non scaricare le casse stagne delle acque nere” durante le corse non solo in dette tratte, ma bensì in tutto il tragitto in quanto, mi risulta, che tali operazioni sono assolutamente vietate perché altamente inquinanti». Precisa inoltre nella sua missiva Montresor: «Queste operazioni devono essere eseguite al rientro in Deposito locomitive a corsa ultimata ed ancora in orario di lavoro, in apposite cisterne per poi essere scaricate nelle fognature. Conoscendo alcuni comportamenti dei miei ex colleghi so che, per recuperare un po’ di tempo ed evitare operazioni non proprio simpatiche e tornarsene a casa, preferiscono usare questa “scorciatoia” che altro non è che reato e maleducazione».

La missiva rivolta ai ferrovieri si conclude con un tono dispiaciuto, anche perché per Montresor pesa denunciare il comportamento della sua categoria. Ma evidentemente in questo caso prevale l’attaccamento alla carica di presidente del nutrito gruppo di associati all’Udace che, in Trentino sono mille e coinvolgono 40 società. Così conclude la denuncia Montresor: «Non me ne vogliate cari ex colleghi (anche se credo che ancora pochi siano in servizio vista la data del mio pensionamento), ma oltre a difendere i diritti dei ciclisti, mi sento sempre “ferroviere”».

Insomma, la lettera aperta deve essere costata non poco a Montresor, ma di fronte agli ostacoli poco profumati che i ciclisti si troverebbero di fronte, non ha esitato alla denuncia. (sa,m.)













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