I lavoratori del Mercatone Uno: «Ci hanno puntato contro l’arma»
Il racconto di Angelo Lusci, magazziniere: «Parlavano italiano ed erano agitati»
SAN MICHELE ALL’ADIGE. «Ci puntavano la pistola addosso ed erano agitati». Il racconto del capomagazziniere del Mercatone Uno Angelo Lusci mette i brividi. Lui al momento dell’irruzione dei banditi si trovava in ufficio: «Ho sentito del trambusto e sono entrato nel negozio. Mi è venuto incontro uno dei banditi, quello che si era fermato al punto di assistenza clienti. Era nervoso e mi ha detto: “Sta fermo. Non ti muovere. Agitava la pistola. Parlava bene in italiano e non si sentiva nessun accento particolare. Poi ha urlato: “Stendetevi a terra”. Nel frattempo ho visto che un complice puntava la pistola alla tempia della cassiera e si faceva dare i soldi. Intanto i due al punto oro stavano spaccando tutte le vetrine. Hanno minacciato la commessa con la pistola e si sono fatti consegnare la borsetta per metterci dentro i gioielli».
A quel punto Lusci, con molto coraggio, ha cercato di fare qualcosa: «Quando il bandito che mi stava davanti si è distratto un attimo, sono rientrato in ufficio e ho detto ai colleghi di far partire l’allarme, poi mi è venuto di chiudere i cancelli automatici. I banditi, poi, quando hanno finito di prendere i gioielli sono scappati in auto. Il cancello lato Trento non era ancora del tutto chiuso. Loro sono scesi tutti e 5 dall’auto e lo hanno sollevato di peso spostandolo. Urlavano e, mi pare, non italiano. Per un attimo ho temuto che tornassero dentro. Invece per fortuna sono scappati. Tutto è durato 5 minuti al massimo. Sono stati rapidi e sapevano dove colpire».
Il direttore del negozio Luigi Latorre racconta: «Hanno puntato la pistola in faccia ai nostri dipendenti. Parlavano in buon italiano. Sono andati dritti al box oro che dista meno di 10 metri dall’ingresso. Hanno iniziato a rompere le teche in vetro con la mazza mentre un altro urlava. Alla fine hanno portato via gioielli per un valore di almeno 100 mila euro. Io ho anche sgridato i miei dipendenti che hano chiuso il cancello. Hanno corso un rischio tremendo. Noi avevamo subito un altro colpo nel 2008. Da un paio di anni non avevamo la guardia giurata armata, ma adesso la rimetteremo di sicuro».