I giovani: «Fateci guidare il Pd»

Rognoni, Briganti, Turra e Chistè: «Basta correnti. I consiglieri provinciali scendano dal piedistallo»


di Chiara Bert


TRENTO. «Lasciate a noi giovani la guida del Pd fino alle elezioni provinciali. Gli adulti-vecchi non hanno fatto che litigare e dividersi in correnti e hanno quasi distrutto il partito». Un appello che potrebbe apparire una provocazione ma che viene pronunciato con facce serissime. Per lanciare il sasso hanno scelto il bar Rosmini, e nella canicola di un pomeriggio di luglio hanno detto la loro sulla sconfitta del Partito democratico alle primarie e sulla rivoluzione che vorrebbero.

Non sono i giovani del Pd, perchè non esiste nel partito questo tipo di rappresentanza. Sono quattro ragazzi espressione di territori diversi: Alessandro Rognoni, 24 anni, delle Giudicarie; Enrico Turra, 23 anni del Primiero; Rudi Chistè, 27 anni della Rotaliana e Alessandro Briganti, 38 anni di Trento.

La riflessione non può che partire dalla batosta delle primarie. Comincia Alessandro Rognoni. «Il giorno dopo il voto ci siamo incontrati, una trentina di giovani, preoccupati per un partito quasi distrutto non tanto nei numeri ma nella sofferenza del fare politica. Qui c’è un Pd con una classe dirigente che non ha fatto che litigare e dividersi in correnti, mentre noi giovani vogliamo dimostrare di essere uniti, non importa chi abbiamo sostenuto al congresso, Bersani, Renzi o Puppato». «Per l’esito delle primarie ognuno deve prendersi le proprie responsabilità ma qualcuno deve riflettere più di altri», incalza Rudi Chistè, «tanti si sono seduti». «Il dato è che i territori, le valli, hanno dato più delle città», interviene Enrico Turra, l’unico - dei quattro - che siede nell’assemblea provinciale: «Vogliamo essere protagonisti perché ci interessa che questo partito continui a vivere senza personalismi». «Basta egoismi, il nostro obiettivo non è avere un posto in lista per qualcuno di noi», chiarisce Briganti, il “vecchio” del gruppo, «siamo qui per dare un’impronta diversa, non chiediamo la testa di nessuno ma vogliamo un Pd che si spenda davvero».

La proposta al partito arriva a metà conferenza stampa, tra l’ingenuo e il naif: «Lasciate a noi la guida del partito. Qui serve un messaggio forte di rinnovamento e ricambio generazionale». Prevengono la domanda: «Se abbiamo le competenze? Certo non abbiamo la capacità di portare il Pd nel baratro, a questo ci hanno già pensato altri. Pensiamo di avere un’esperienza maturata sul territorio».

La critica è pesante, soprattutto nei confronti dei consiglieri provinciali. «Non ci dovranno essere diritti acquisiti nelle candidature», avverte Turra. «Scendano dal loro piedistallo e facciano un passo indietro, si parte tutti dallo stesso livello», gli fa eco Rognoni. E a chi gli fa notare che anche tra i consiglieri provinciali c’è chi viene considerato la giovane classe dirigente del partito, la risposta di Turra è al vetriolo: «Si può essere giovani ma vecchi nei metodi da establishment che si adottano. Luca Zeni e Sara Ferrari lo hanno fatto per guadagnare la loro fetta di visibilità». Ne hanno anche per il segretario (dimissionario) Michele Nicoletti: «Non discutiamo le capacità, ma forse per fare politica bene sarebbe meglio fare una cosa alla volta».

Il sasso è lanciato, ora aspettano di sapere che effetto avrà. Quali saranno le reazioni dei vertici e della base. Sono convinti che l’idea di una squadra unita di giovani possa fare breccia nell’assemblea provinciale, che alla fine è stata convocata domenica 28 luglio e avrà all’ordine del giorno le dimissioni del segretario e (forse) dell’intero coordinamento. Dicono di non averne parlato con nessuno di quelli che contano, nel partito. Probabile che in molti si faranno una sonora risata. Ma loro tirano dritto: «Sono i pionieri che scrivono la storia, non i reduci».

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