I dirigenti provinciali si tagliano lo stipendio
La Consulta boccia le decurtazioni decise dal governo per redditi oltre 90 mila ¤ In tredici scrivono a Dellai: niente restituzione, anche per i prossimi due anni
TRENTO. Una recente sentenza della Corte costituzionale ha dato loro il diritto di farsi restituire quote di stipendio decurtate dai provvedimenti del governo. Ma loro hanno deciso di farne a meno. Si tratta dei dodici dirigenti generali della provincia e del direttore generale Ivano Dalmonego, che ieri hanno messo nero su bianco la loro scelta, con una lettera al presidente Dellai. Si tratta della restituzione delle somme dei loro stipendi “tagliate” con la legge provinciale 27 del 2010 che ha recepito la corrispondente normativa statale (decreto 78 del 2010), e il ripristino del trattamento economico precedente. Per ognuno di loro si tratta di circa 6-7 mila euro: dunque il totale supera i 70 mila. La giunta provinciale studierà ora la formula giuridico-contrattuale per dar corso a questa decisione, che potrebbe estendersi anche ad altri membri della dirigenza degli enti e delle aziende provinciali. In questo caso potrebbe riguardare una sessantina di dirigenti, compresi quelli del comparto sanitario, e il risparmio per le casse provinciali potrebbe aggirarsi complessivamente sul milione di euro. Il presidente Lorenzo Dellai ha espresso il suo apprezzamento per un gesto «che dimostra come la nostra dirigenza sia composta non solo di persone di grandi capacità professionali ma anche dotati di senso di responsabilità nei confronti della collettività».
La misura abolita dalla Consulta, con una sentenza depositata lo scorso 8 ottobre 2012, è quella assunta dal governo nel 2010 con decreto legge, riguardante la dirigenza dello Stato, prevedendo una decurtazione 5% nella quota dello stipendio lordo annuo eccedente i 90 mila euro e fino a 150 mila euro, e una ulteriore del 10% per la quota eccedente i 150 mila. Lo Stato deve quindi procedere alla restituzione delle somme trattenute ai dirigenti e a disattivare il prelievo, che avrebbe dovuto avere valenza triennale, dal 2011 al 2013. Anche la Provincia di Trento avrebbe dovuto attenersi alla sentenza della Corte, avendo recepito con propria legge nel dicembre 2010 la decisione dello Stato, e quindi disapplicare la misura nazionale per quanto riguarda i suoi effetti sulla dirigenza provinciale. La decisione dei 13 dirigenti generali cambia il quadro, anche perché hanno chiesto che le decurtazioni vengano mantenute anche per i prossimi due anni.
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