I detenuti si raccontano Nasce la biblioteca vivente
Le iniziative del Museo Diocesano e della Scuola di preparazione sociale per far parlare il carcere con l’esterno. Domani incontro su pena e rieducazione
TRENTO. La recidiva, cioè la possibilità che i detenuti possano commettere nuovamente un reato una volta conclusa la pena, cala del 30-40 per cento se i condannati sono sottoposti a pene alternative o inseriti in progetti che li occupino e coinvolgano. Lo dicono i dati e le ricerche che da anni vengono svolte sull’argomento. Il che altro non fa che accertare, ce ne fosse bisogno, che stare in carcere a non fare nulla è dannoso non solo per il carcerato ma anche per la società nella quale verrà presto o tardi reinserito.
Non è quindi un caso che da tempo tante associazioni di volontariato lavorino dentro e fuori le carceri, impegnate in progetti e iniziative che concorrano a riabilitare e reinserire, per quanto possibile e secondo quanto prevede la Costituzione, nel tessuto sociale quanti sono stati messi dietro le sbarre. Non è solo questione di umanità, per quanto c’entri anche quella. Di recente, per citare un esempio, il settimanale Vita Trentina ha iniziato a pubblicare un trimestrale scritto da un gruppo di detenuti del carcere di Spini di Gardolo.
Ieri mattina, in Comune, a palazzo Geremia, è stato presentato il progetto “Liberi da dentro” che, nelle sue articolazioni, è promosso dalla Scuola di preparazione sociale in collaborazione con diverse associazioni che si occupano del tema e le municipalità di Trento, Riva del Garda e Lavis oltreché il contributo della Fondazione Caritro. “Abbattere il pregiudizio” che intorno ai carcerati aleggia, da sempre, “reietti dal mondo, irrecuperabili” in ogni caso spesso e volentieri percepiti come estranei, è un po’ il filo conduttore del progetto che mira a mettere in contatto chi sta dentro con chi sta fuori, comunque sensibilizzare sulla condizione carceraria che anche in Italia non è tra le migliori e che infatti ha reso necessaria una riforma dell’ordinamento da poco entrata in vigore. Presenti all’incontro stampa i soggetti promotori, l’assessore comunale alle politiche sociali Mariachiara Franzoia e Alberto Zanutto, presidente della Scuola di preparazione sociale che hanno illustrato il percorso culturale che sta alla base dell’iniziativa. Tra i cui tasselli c’è una novità, almeno per il Trentino, promossa dal Museo Diocesano: la “Biblioteca vivente”. In sintesi, alcuni detenuti, finora hanno dato la disponibilità in quattro ma potrebbero aggiungersene altri, ex carcerati e loro familiari, come un libro aperto incontreranno, vis-à-vis, chi vorrà conoscerli, raccontando episodi di pregiudizio che hanno subito.
In tutto saranno tre incontri in programma tra metà giugno e i primi di luglio a Trento (in piazza Duomo), a Riva del Garda (in piazza Battisti) e a Lavis, in centro storico. In calendario ci sono anche una serie di conferenze nel capoluogo, alla Fondazione Franco Demarchi di piazza Santa Maria Maggiore, sul tema “Punire, rieducare, ripartire? Riflessioni sulla sanzione penale oggi in Trentino”. La prima è prevista domani alle ore 17.
E ancora percorsi di educazione alla cittadinanza nelle scuole, repliche del recital “Dalla Viva Voce”, proiezioni di film, approfondimenti sulla rivista online “Under Trenta”. Per seguire il programma nei dettagli: www.sps.tn.it
(pa.pi.)
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