I Comuni virtuosi pagheranno meno

I tagli imposti dalla manovra saranno suddivisi in modo «meritocratico»


Robert Tosin


TRENTO. Questa volta a pagare di più saranno i Comuni non virtuosi, quelli che rispettano i meno i costi standard. Ma, bene o male, tutti i municipi dovranno stringere la cinghia per far fronte al patto di stabilità imposto dalla manovra finanziaria nazionale. Forse la stretta non sarà di 28,5 milioni: l'assessore Gilmozzi spera di scendere fino a 19-20 milioni.

C'è ancora parecchia indeterminatezza nella stesura dei bilanci municipali. Per il momento i sindaci si limitano a stare un po' bassi, ma ieri nell'incontro tra l'assessore Mauro Gilmozzi, i rappresentanti del Consorzio Comuni e di alcune Comunità di valle si sono tracciate le prime linee guida che andranno poi formalizzate in prossimi e ravvicinati incontri. Dalla Provincia arriva una rassicurazione: gli impegni in conto capitale per poco meno di un miliardo e il fondo per la sicurezza delle scuole sono stati garantiti al 100%. Quelli non si toccano e i Comuni potranno contarci. Dalla spesa corrente, invece, non hanno scampo: 4,5 milioni saranno da tagliare senza dubbio. E in più ci sarà il contenimento delle spese per una cifra che non è ancora stata definita: si spera che dai 38,5 milioni inziiali si passi a una decina in meno.

Ma chi li paga? L'anno scorso si decise per una suddivisione equa fra Comuni. Quest'anno no. Le variabili che entreranno nel calcolo saranno moltissime. La prima, discriminante, sarà quella che privilegia i Comuni "virtuosi", cioè quelli che rispettano i costi standard dell'amministrazione. E questi pagheranno un po' di meno. Ma poi ci sarà da tenere in conto anche le funzioni svolte da ciascun Comune che potrebbe sostenere servizi anche a favore dei territori vicini. In questo caso non sarà possibile penalizzarli. Il contenimento delle spese e il "pagamento" del patto di stabilità sarà a carico delle realtà oltre i 3 mila abitanti, mente i piccoli centri dovranno fin da subito cominciare a convivere con la necessità di accorpare servizi e fare "economie di scala" dove è possibile.

Su questo fronte è arrivato pressante l'invito - che è quasi un ordine - di rivedere il back office delle strutture comunali per evitare dispersione di risorse e doppioni di servizi. In particolare l'attenzione è concentrata su quegli aspetti amministrativi per cui esiste già una risposta a livello provinciale. E' il caso, per esempio, della gestione degli appalti che i Comuni potrebbero girare all'Agenzia servizi della Provincia. E lo stesso discorso vale per il settore dei tributi, con Trentino riscossioni, o tutto il mondo dell'informatica, per il quale ci si potrebbe appoggiare a Informatica trentina. Per i Comuni si tratta di un abbattimento di costi e nel contempo anche di una specializzazione dei servizi.













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