I Comuni tagliano indennità e consigli

Il Consiglio delle autonomie: compensi ridotti del 6% , scure sulle giunte No all’abolizione dello «stipendio» nei municipi sotto i 2 mila abitanti


di Chiara Bert


TRENTO. Dopo i consiglieri regionali, tocca a sindaci e amministratori locali tagliarsi le indennità. Ieri il Consiglio trentino delle autonomie, chiamato ad esprimere il proprio parere sul disegno di legge dell’assessore regionale Roberto Bizzo, ha approvato il suo pacchetto di misure sui costi della politica. Una mediazione sofferta, raggiunta dopo un’animata discussione dentro la giunta delle autonomie e ratificata nel pomeriggio dal consiglio con un solo voto contrario (il sindaco di Luserna Luca Nicolussi Paolaz) e un astenuto (il sindaco di Zuclo Artini). Preso atto che non c’è accordo con il Consiglio delle autonomie di Bolzano, i trentini hanno deciso di andare avanti da soli e presentare la loro proposta: taglio - da subito - del 6% di tutte le indennità (sindaci, assessori, presidenti e assessori delle Comunità di valle, presidenti di circoscrizione), tornando alla situazione precedente al 2010, e una sostanziosa riduzione dei consigli e alle giunte comunali dal 2015. Respinta invece al mittente l’abolizione delle indennità per gli amministratori dei Comuni sotto i 2 mila abitanti. «Responsabilmente facciamo una nostra proposta - scrivono gli amministratori - ma per i compensi che riceviamo a fronte dell’impegno dedicato all’attività pubblica non possiamo certo essere individuati come il primo settore di spesa da tagliare per fronteggiare la crisi».

Indennità ridotte del 6%. Quella sui compensi è la prima gamba della proposta di riforma. Il disegno di legge Bizzo chiedeva di ridurre i compensi per arrivare ad un risparmio complessivo di 1 milione di euro per il sistema degli enti locali trentini (e altrettanto per quelli altoatesini). Un obiettivo che sarà raggiunto con un taglio lineare del 6% a tutte le indennità degli amministratori locali (di Comuni, Comunità di valle e circoscrizioni). Con questo taglio si ritornerà sostanzialmente alla situazione precedente alla legge Amistadi che aveva aumentato i compensi degli amministratori: nell’aprile 2010 era scattato l’aumento del 7% , a cui solo alcuni amministratori - volontariamente - avevano rinunciato. Alla Regione il Consiglio chiede di valutare la possibilità per i sindaci di accedere alla previdenza complementare oggi garantita ai consiglieri regionali (oggi chi è libero profesionista non ha copertura).

Compensi anche nei piccoli Comuni. Il Consiglio delle autonomie ieri ha invece detto no alla proposta Bizzo di abolire l’indennità (sostituendola con un gettone di presenza) per gli assessori dei Comuni sotto i 2 mila abitanti: «Togliere un compenso di importo modestissimo introdurrebbe un’ingiustificata differenziazione tra Comuni - si legge nel documento - anche perché la riduzione del 6% per tutti, sommata alla riduzione del numero di assessori, porterà comunque ad un risparmio di spesa in linea con quello proposto dal disegno di legge». Secondo una prima stima, il risparmio a regime arriverebbe a 3-4 milioni di euro.

Taglio ai consigli comunali. Questa la proposta di riduzione: il numero dei consiglieri comunali scenderebbe dai 50 attuali a 35 nei Comuni sopra i 100 mila abitanti (Trento), da 40 a 30 nei Comuni sopra i 30 mila abitanti (Rovereto), da 30 a 20 nei Comuni sopra i 10 mila abitanti, da 20 a 15 nei Comuni sopra i 3 mila abitanti, da 15 a 12 nei Comuni tra 1000 e 3 mila abitanti e a 9 in quelli fino a 1000 abitanti. Una riduzione, secondo il Consiglio delle autonomie, che non pregiudicherebbe la partecipazione dei cittadini alla vita dei Comuni.

Giunte ridotte. La scure cala anche sulle giunte comunali, proposta questa particolarmente indigesta ai sindaci dei piccoli Comuni: 2 assessori in meno per ogni fascia. Il numero di assessori, in aggiunta al sindaco, cambierebbe così: massimo 2 (compreso il vicesindaco) nei Comuni fino a 3 mila abitanti, non più di 4 nei Comuni da 3 mila a 10 mila, non più di 6 nei Comuni da 10 mila a 100 mila e non più di 8 per i Comuni sopra i 100 mila abitanti (è già l’attuale composizione della giunta di Trento, che per legge oggi potrebbe arrivare a 10 assessori, ma per Statuto il Comune si è dato il tetto di 8).

Commissioni, gettoni dimezzati. Con un emendamento proposto dal sindaco di Riva del Garda Adalberto Mosaner, nel documento è stato inserito anche il taglio del 50% del gettone (rispetto alle sedute del consiglio comunale) per la partecipazione alle commissioni comunali.

Indennità cumulate. Isindaci frenano sul divieto di cumulo delle indennità previsto da Bizzo, e chiedono un gettone di 200 euro al posto dell’indennità di minore importo (fino a 5 gettoni al mese).

Via la «porta girevole». Approvato anche un emendamento proposto dal sindaco di Pergine Silvano Corradi che prevede di eliminare l’incompatibilità tra il ruolo di assessore e consigliere nei Comuni sopra i 13 mila abitanti: gli assessori manterrebbero la carica di consigliere, con il mancato subentro al loro posto del primo dei non eletti, riducendo così il numero di amministratori.

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