I campi sintetici messi all'indice
Allarme sanitario per le coperture artificiali, ma la tecnologia in provincia è già oltre. In Trentino i campi in erba sintetica sono ben ventisette, sparsi su tutto il territorio provinciale
TRENTO. Sino a cinque anni fa erano una novità, ormai sono una consuetudine. E, tra qualche mese, l'erba sintetica arriverà anche in serie A visto che il manto del "Silvio Piola", lo stadio del neopromosso Novara, è artificiale. In Italia spuntano come funghi (130 all'anno), in Trentino sono 27. E parliamo solo di quelli a 11, perché quelli per il calcio a 5 e per il calcio a 8 non sono staticizzati. Un vero e proprio boom, ma c'è il rovescio della medaglia: uno studio dell'Istituto Superiore della Sanità ha rilevato che nell'intaso in gomma dei manti in erba artificiale sono presenti quantità pericolose, in alcuni casi picchi elevati, di Ipa (idrocarburi policiclici aromatici dannosi per reni, fegato e polmoni), toluene (composto volatile altamente tossico) e metalli pesanti. I campi in sintetico sono dunque potenzialmente cancerogeni? Nel 2006 la procura di Roma aveva sollevato l'allarme e ora, cinque anni dopo, il ministero della Salute ha stabilito che ogni 8 anni i fondi e manti artificiali andranno rifatti. Ma il pericolo esiste realmente? Giancarlo Lucchetta, ex calciatore professionista (giocò anche nel Trento), oggi è amministratore unico della Ecosport Italia, azienda che si occupa della costruzione e della manutenzione dei campi in erba sintetica. Proprio in questi giorni sta realizzando un campo da calcetto al Seminario Maggiore di Trento (oltre ai campetti dell'opera universitaria in San Bartolameo) e spiega perché chi gioca regolarmente sull'erba artificiale può stare tranquillo. «Tutto ruota intorno all'intasamento - esordisce Lucchetta - ovvero quelle piccole "palline" che vengono poste sopra il manto in erba naturale per far sì che questo aderisca meglio al terreno. Una volta si utilizzava un intasamento composto esclusivamente da gomme riciclate, adesso le cose sono cambiate completamente. E, tra l'altro, chi utilizza ancora parzialmente la gomma deve "nobilitarla" con una resinatura, che serve per creare un involucro attorno alle palline e, quindi, impedire il rilascio di qualsiasi sostanza ritenuta tossica». A questo punto sorge il dubbio: ma la gomma pura utilizzata un tempo era veramente nociva? «Si trattava - prosegue Lucchetta - prevalentemente di pneumatici riciclati e non trattati e quindi la gomma era meno "sicura" di quella utilizzata oggi. In questo senso anche la tecnologia ha fatto grandi passi in avanti e quindi, indipendentemente dalla resinatura, oggi abbiamo materiali molto più affidabili». I primi campi in sintetico venivano definiti "neri" proprio per la presenza sul manto di queste palline di gomma. Ora non se ne vedono quasi più. «Infatti - spiega l'imprenditore veneto - adesso vengono utilizzati intasamenti vegetali composti da fibra di cocco, caucciù, sughero e torba. E, fateci caso, i campi sono verdi o marroni. In Trentino, ad esempio, i campi "neri" non esistono più». Ma, allora, la domanda sporge spontanea: l'allarme è ingiustificato? «La Procura di Roma - conclude Lucchetta - aveva sollevato la questione cinque anni fa, ma il provvedimento è stato preso solamente ora. Quindi non è stato riscontrato un rischio troppo elevato, altrimenti il Ministero della Salute sarebbe intervenuto immediatamente».