«Ho sentito le urla di paura delle donne»

Il racconto dei testimoni che hanno assistito alla tragedia del Cermis. Intanto Azat cambia avvocati e fa ricorso



TRENTO. «La motoslitta prima del muro stava andando a bassa velocità e il conducente era in grado di controllarla. Al momento che cominciato la discesa, ho visto che la motoslitta prendeva velocità e, quando è arrivata a circa metà del muro, ho sentito delle urla di paura delle donne che provenivano dal carrello». Il racconto di Alan Marchi, uno dei gattisti in servizio sulla pista Olympia 2, sul Cermis, la sera della tragedia che ha causato la morte di sei cittadini russi, è di quelli da paura. La testimonianza del gattista è tra quelle che sostengono la misura cautelare nei confronti del conducente della motoslitta, Azat Iagafarov. L’uomo ieri è stato interrogato dal gip, ma si è avvalso della facoltà di non rispondere anche perché ancora è in cattive condizioni di salute. Si trova nel reparto detenuti dell’ospedale Santa Chiara. Probabilmente verrà dimesso la settimana prossima e, in quel momento, sarà trasferito in carcere. Nel frattempo dalla Russia sono giunti suo figlio e il figlio di sua moglie Raissa. La difesa dell’uomo è stata assunta dagli avvocati Manuela de Pellegrini e Claudio Tasin. I legali hanno già depositato ricorso al Tribunale del riesame contro l’ordinanza di custodia cautelare. A sostegno del ricorso due argomenti che mirano a smontare la sussistenza delle esigenze cautelari. Da una parte si fa presente che Azat è molto provato dalla morte della moglie e dei suoi amici e che non intende assolutamente tornare in Russia, ma, anzi, ha intenzione di continuare a gestire l’hotel Sporting. Quindi il pericolo di fuga viene meno. Inoltre la difesa intende spiegare tutto e fornire piena collaborazione. Azat vuol raccontare per filo e per segno come sono andate le cose. Questo potrebbe permettergli di uscire di prigione dopo il ricorso al Tribunale del riesame. Tra le prove contro di lui anche il racconto del direttore dell’hotel Sporting, Emanuele Cividini, che la sera stessa della tragedia ai carabinieri ha detto: «Dopo una giornata sugli sci sono rientrate in albergo sei persone amici della gestrice Raissa e di Azat. Tutti hanno passato insieme il pomeriggio dove hanno ballato, bevuto e mangiato in estrema allegria. Tutti hanno bevuto sia grappa che vodka che vino». Cividini dice che verso le 19 il gruppo voleva scendere a valle con la motoslitta, ma che lui li aveva sconsigliati «sia perché era buio, sia perché ritenevo fosse pericoloso scendere a quell’ora luno la pista con quella motoslitta che non era dotata del freno supplementare Ripper. Inoltre Azat non mi sembrava in grado di guidare».

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