Grisenti in Cassazione, l’ultima speranza
Fissato a tempo di record il giudizio sul ricorso dei difensori dell’ex presidente dell’A22 contro la condanna in appello a un anno e sei mesi di reclusione
TRENTO. Se non è un tempo da record, poco ci manca. La Corte di Cassazione ha fissato la data per la discussione del ricorso di Silvano Grisenti contro la condanna a un anno, sei mesi e dieci giorni per tentata concussione, corruzione e truffa. Il giudizio di terzo grado si terrà il 5 febbraio. Una data che lascia all’ex potente caduto nella polvere la speranza di rientrare in politica in vista delle elezioni provinciali. Con un giudizio favorevole Grisenti potrebbe sempre sperare nella benevolenza dell’elettorato. Una conferma della condanna che gli è stata inflitta dalla Corte d’appello, invece, metterebbe la pietra tombale sulle sue ambizioni. Non solo dal punto di vista politico, ma anche da quello tecnico-giuridico, visto che la sentenza di secondo grado aveva applicato all’ex superassessore provinciale, nonché ex presidente dell’A22, la pena accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici per 5 anni. In caso di conferma, quindi, Grisenti anche se venisse eletto, decadrebbe. La sentenza d’appello è stata pronunciata il 18 ottobre e le motivazioni sono state depositate il 21 gennaio. Quindi, considerando il tempo per fare ricorso, il giudizio di Cassazione è stato fissato in un termine ravvicinato. Una boccata d’ossigeno per Grisenti che sta dialogando con vari protagonisti del centro politico e ha lanciato un suo movimento, «Progetto Trentino», che ha l’obiettivo di parlare direttamente con gli elettori attraverso il web. Nei vari colloqui politici, Grisenti ai suoi interlocutori ha sempre detto che avrebbe potuto spendersi solo dopo febbraio, cioè dopo il giudizio della Cassazione.
E’ ovvio che il politico spera di rovesciare la sentenza di secondo grado. Ricordando che la Cassazione dà un giudizio di diritto e non nel merito, essenzialmente le opzioni sono tre. Oltre a quella della conferma della sentenza così com’è, la peggiore per Grisenti, ci sono l’annullamento della sentenza con rinvio e l’annullamento tout court. Nel primo caso, la Corte di Cassazione annullerebbe la sentenza e rinvierebbe ad una diversa sezione della Corte d’appello il caso. In questo modo, il politico non avrebbe sulla testa una condanna e potrebbe presentarsi alle elezioni sperando che il nuovo giudizio d’appello lo assolva o, quantomeno, gli tolga la pena accessoria dell’interdizioni. Più difficile, invece, appare la l’ipotesi di un annullamento secco della sentenza. Infatti, questa eventualità si verifica solo in caso di netto errore di diritto nella qualificazione dei fatti. Un’ipotesi che sembra molto difficile in almeno due degli episodi contestati a Grisenti. Discussione di diritto potrebbe esserci sull’accusa di tentata concussione per le minacce nei confronti dei vertici del Consorzio di cooperative Ccc che aveva presentato ricorso contro l’aggiudicazione all’Ati guidata dall’A22 dell’autostrada Cispadana. Infatti su questo punto i difensori di Grisenti, Vanni Ceola e Alessandro Melchionda avevano sostenuto che il reato di tentata concussione non sussisteva perché l’A22 nella partita per la Cispadana non è titolare di un concessione pubblica, e quindi ente pubblico, ma solo un’azienda privata che combatte, anche duramente, per aggiudicarsi un appalto. Quindi, in questo caso, Grisenti non avrebbe potuto essere qualificato come pubblico ufficiale e, quindi, non avrebbe potuto commettere il reato di tentata concussione.
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