Graffiti, a Trento poche tele ma tanti artisti
Per gli appassionati è una vera mania, per i detrattori sono alla stregua del vandalismo: «Una dimensione di libertà espressiva»
TRENTO. «Il writing? È come una droga, quando inizi non riesci a smettere. Sei sempre fuori a dipingere». Parola di writer.
Venerdì pomeriggio, con il ritorno dell’iniziativa Stradartistica, Via Belenzani si è trasformata per qualche ora in un laboratorio di street art a cielo aperto. Dal rap alla break dance, dallo skateboard ai graffiti, molti bambini e ragazzi hanno potuto provare dal vivo alcune delle più popolari forme espressive della cultura urbana, tra cui la pittura con le bombolette spray da cui nascono i graffiti.
A Trento ci sono anche diversi muri liberi, in gergo free wall, spiega Nadia Tomasi dell'Ufficio politiche giovanili del Comune: «È una caratteristica per ora unica della nostra città in regione - spiega - si tratta di spazi segnalati con un'apposita targa. Sottopassi, parcheggi, skate park, parchi pubblici. In queste aree il writer o aspirante tale può andare e disegnare in totale legalità».
Tra centro e periferia, sono oltre 20 le location decorate con complessi murales nel capoluogo: si va dal parcheggio di Viale dei Tigli in S. Bartolomeo all'area ex Zuffo, dal Parco Duca D'Aosta in San Pio X a via dei Valoni a Povo, dal Parco di Melta al sottopasso ciclabile di Roncafort. Per l’occasione, tutti i graffiti realizzati nell’ultimo anno sono stati fotografati ed esposti in una mostra al piano terra di Palazzo Thun.
Per occupare i free wall c'è però un inevitabile compromesso: «Non devono esserci contenuti contrari alla pubblica decenza o parole offensive» è la regola comunale.
Altri muri, come quello del liceo Da Vinci in centro città, vengono aggiudicati tramite concorso: «Abbiamo fatto un contest in memoria di Fausto Tinelli e Lorenzo Iannucci, che ha coinvolto le scuole ma che era rivolto anche a giovani writer under 35. Hanno aderito anche due artisti da fuori regione. Un'iniziativa che ci ha portato grande soddisfazione» afferma Tomasi.
Non tutti i writer, però, accettano di lavorare negli spazi designati: «Commissioni, muri legali e arte libera sono tutte cose diverse - racconta S., un giovane artista che, partecipando anche a dei "blitz" illegali in edifici abbandonati, chiede di restare anonimo - oggi tanti lavori vengono pagati. Io invece lo faccio per interesse e crescita personale, quindi non accetto vincoli di alcun tipo».
Nel writing, poi, le due dimensioni di spazio e tempo assumono un valore particolare. «Il tempo per realizzare un graffito è molto variabile, per lavori complessi possono passare anche 3 o 4 ore. Per le commissioni hai tutto il tempo che ti serve, mentre se dipingi in aree non autorizzate, la bravura è essere rapidi a finire tutto prima che ti becchino. Quello per me è il momento più bello, in cui sai che stanno per arrivare i poliziotti e hai l'adrenalina a mille. È come una droga» racconta.
Tra gli spazi più ambiti ci sono quelli alti, difficilmente raggiungibili ma visibili a tutti. E poi i treni, le tele per eccellenza che, viaggiando, permettono di portare il messaggio espresso nell'opera - e la firma dell'artista, detta "tag", per molti la componente più importante di tutta l’opera - a grandi numeri di persone e talvolta anche oltreconfine.
Il Comune, da parte propria, cerca di governare il fenomeno come può, sia promuovendo le occasioni di incontro tra writer e pubblico come in Stradartistica, sia tramite i concorsi e i free wall, sia intervenendo e cancellando i tag non consentiti che a molti cittadini danno fastidio. L’opinione sulla linea di confine tra arte e degrado resta in ogni caso molto personale: «Penso ci sia una dimensione artistica che differenzia un tag più semplice da un throw up, che è già una creazione più complessa» afferma Ettore, studente dell’Istituto Vittoria e curatore del laboratorio di spray art.
Attorno a lui, nello spazio forse un po’ esiguo delle tre tele riservate al laboratorio di spray art, i giovani e giovanissimi che si sono affollati per prendere a turno in mano una bomboletta, sotto la sua guida, sono stati numerosi: «Ho visto moltissimi bambini divertirsi. E questa per me oggi è la cosa più importante».