Gli prosciuga il conto denunciata per truffa

Gli agenti del Commissariato di polizia hanno bloccato una roveretana che si era fatta consegnare da un anziano vedovo oltre 23 mila euro


di Nicola Filippi


ROVERETO. Lo hanno intortato per bene e ora l'anziano roveretano si ritrova con il conto corrente prosciugato. Gli hanno raccontato storie di dolore e miseria, facendosi poi consegnare migliaia di euro al mese, finché gli agenti del Commissariato di polizia di Rovereto hanno scoperto l’inganno e sono intervenuti. Ora sul tavolo del magistrato inquirente e su quello del vice questore Leo Sciamanna è appoggiato un fascicolo, con appuntato (al momento) il nome di una donna, di 35 anni, bloccata in flagrante mentre stava intascando 200 euro, accusata di truffa aggravata. La donna, residente nel Roveretano, assieme a complici, sarebbe stata capace di farsi consegnare dall'uomo 23 mila euro, in due tranche, oltre a centinaia di euro alla settimana. Nel giro di pochi mesi, l'anziano avrebbe consegnato quasi 30 mila euro e stava per disinvestire altri fondi personali, convinto di aiutare una persona ammalata.

Nelle ultime settimane, casi di truffa e raggiri ai danni di anziani e delle persone più deboli della nostra società si stanno moltiplicando. Pochi giorni fa, i carabinieri hanno lanciato l'allarme perché una coppia (formata da uomo e donna), fingendosi medici dell'Asl, hanno costretto due anziani (uno di Folgaria, l'altro di Villa Lagarina) a farsi consegnare 50 euro per la visita medica, rubando anche gioielli e monili d'oro. La settimana precedente, invece, gli agenti del Commissariato hanno raccolto la denuncia di due anziani che hanno pagato mille euro, ad un presunto amico di famiglia, per tre giacche di pelle (scadente). L'ultimo episodio di truffa che raccontiamo risale al 27 marzo.

L'anziano in questione, classe 1936, è vedovo e senza figli. Abita nella zona nord della città. E' descritto come una persona morigerata, di poche parole, abitudinario. Caffè al bar la mattina, una scorsa veloce ai quotidiani, spesa al supermercato, poi a casa. Al pomeriggio, passeggiata, poi ritorno al domicilio. Non ha amici. Una mattina di metà settembre, l'anziano - come ha raccontato nella sua denuncia alla Polizia di Stato – viene avvicinato da una signora, che con modi affabili gli racconta una storia strappalacrime. Ha una parente, in Lombardia, affetta da un male incurabile, in fin di vita, ma non ha i soldi necessari per farla curare dagli specialisti. La donna commuove l'anziano, che si reca in banca e preleva dal proprio conto corrente 5.000 euro, consegnandoli subito alla donna, che lo ringrazia e lo rincuora. Fra qualche giorno tornerà a trovarlo per raccontargli come sono andate le visite e le cure.

Così succede. Ma ogni volta, alla porta dell'anziano, bussa una donna diversa, che si fa consegnare altro denaro: 2-300 alla settimana, sempre per le cure. Dopo qualche tempo, suona un uomo. In lacrime racconta che la donna alla quale aveva consegnato il denaro era morta. Ma aveva lasciato la disposizione di restituire tutto il denaro prestato dall'anziano. Ma per sbloccare la pratica, servono altri soldi, spiega l'uomo. E l'anziano, sempre più triste e abbindolato, consegna altro denaro. A febbraio, un'escalation di donazioni. L'anziano prosciuga il proprio conto corrente, che conteneva 18 mila euro, ed è intenzionato a disinvestire altre migliaia di euro per aiutare queste “povere” persone. Finché la polizia ha deciso di intervenire, cogliendo sul fatto la (presunta) truffatrice. Il Commissariato lancia l’appello di diffidare da simili persone, che approffittando delle persone più deboli, mutuando le parole del compianto capo della Polizia Manganelli: «Più sicurezza insieme» per rafforzare i rapporti di buon vicinato e aiutare le persone indifese e sole.

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