«Gli obiettori al Mart tolgono lavoro ai precari»

Armani della Giovane Italia: «È un abbaglio per i giovani, più o meno laureati Mentre gli assunti con contratti a termine vengono messi nell’angolo»



ROVERETO. «Il servizio civile: un danno più che una opportunità». A sostenerlo è Alessandro Armani della Giovane Italia di Rovereto. Armani, dopo aver letto il nostro articolo sul servizio civile al Mart ha deciso di intervenire per riportare alla luce il disappunto, già palesato qualche mese addietro da Giovane Italia Trentino, nei confronti del modus operandi del servizio civile messo in pratica nei musei trentini e in particolare al Mart. «Ad oggi il consigliere provinciale Giorgio Leonardi, che aveva messo nero su bianco con un’interrogazione la questione, non ha ancora ricevuto risposta nè da chi gestisce il servizio civile a livello provinciale, nè da chi lo adotta nei propri enti», spiega Armani. «Il problema, secondo la Giovane Italia, va diviso tra ghiotta illusione per chi intraprende la strada del servizio civile, e le dirette conseguenze per i giovani precari che si vedono privare di un lavoro da un giorno all’altro - spiega Armani - il servizio civile più che una opportunità lo si potrebbe considerare un abbaglio per i giovani più o meno laureati in cerca di una occupazione, anche di prestigio e anche per pochi mesi. Giovani che vengono proiettati nella realtà di un grande museo italiano, percependo circa 480 euro mensile dallo Stato, ma che al termine del loro progetto si vedono accompagnati all’uscita, senza ovviamente alcuna speranza di futura occupazione». Ecco il rovescio della medaglia: «Dall’altra i giovani precari dei musei, quelli che con contratti di co.co.co o collaborazioni varie, che lavorano a “cottimo” e che nel momento in cui il “loro” museo aderisce al servizio civile, si vedono messi all’angolo e costretti a trovarsi altre occupazioni perché la loro prestazione pesa sulle casse dell’ente, mentre il giovane del servizio civile è gratuito, in quanto pagato da Roma». (n.f.)

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