Gli eredi Riccamboni sono sul sentiero di guerra
Il lascito al Comune dell’antenato don Pacifico secondo loro parlava chiaro: la Fondazione non poteva essere sciolta. Al giudice il verdetto decisivo
RIVA. Il Comune di Riva, con una decisione del marzo 2009, ha deciso che la Fondazione Riccamboni, proprietaria del palazzo in via Florida e di due fondi con casa colonica a Sant'Alessandro, non aveva più ragione di esistere e che di conseguenza i beni immobili dovevano transitare nel patrimonio del comune, che li avrebbe messi sul mercato. Ora da parte d'un discendente della famiglia Riccamboni è stata avviata una contestazione nei confronti del comune, con richiesta di ripristino della situazione precedente, ovvero di ricostituzione della fondazione e di restituzione alla stessa del patrimonio. Con testamento olografo di data 1 settembre 1883 don Pacifico Riccamboni destinava il palazzo in città ed i due terreni a Sant'Alessandro ad una fondazione costituita allo scopo di erogare ai discendenti della famiglia del testatore uno “stipendio” per aiutarli a percorrere un corso di studi superiori. Nel corso degli anni sono state erogate diverse borse di studio.
L'amministrazione della fondazione, secondo quanto stabilito da don Pacifico spetta ai discendenti della famiglia Riccamboni, salvo il caso di estinzione della linea di discendenza, nel qual caso la nomina dell'amministratore passa al parroco ed al podestà. Ora è proprio l'ultimo Riccamboni ad aver amministrato la fondazione a contestare la devoluzione e ad agire nei confronti del comune al fine di ricostituire il patrimonio: anche a vantaggio dei discendenti Riccamboni. Il ricorrente ha tre figlie, sei nipoti e 9 pronipoti. Il ripristino della fondazione comporterebbe la nomina di un nuovo amministratore, al quale spetterebbe il compito di individuare a stipendiare i beneficiari in base alle disposizioni testamentarie. I ricorrenti propongono che sia la Provincia a nominare quale amministratore il dottor Diego Uber, commercialista in Trento, nonché discendente della famiglia, il quale ha dichiarato la propria disponibilità. Da parte sua la giunta ha incaricato l'avvocato De Finis del foro di Trento di rispondere all'atto di significazione e diffida dei ricorrenti.
La decisione di cancellare la fondazione era seguita ad una specie di bancarotta dichiarata dall'ultimo amministratore: i piani superiori del palazzo di via Florida sono dichiarati inabitabili da anni ed anni; stessa sorte hanno avuto i negozi al pianoterra. L'impossibilità di incassare gli affitti aveva privato la fondazione non solo dei mezzi finanziari per affrontare una ristrutturazione dell'edificio (che oltretutto è molto onerosa dato il vincolo delle belle arti) ma anche di liquidare al comune la fattura per una serie di interventi che l'ente pubblico aveva ordinato di eseguire a tutela dell'incolumità pubblica dopo che frammenti del tetto e pezzi di intonaco erano precipitati sulla pubblica strada.