Giunta meno "certa": sanità, ipotesi Gilmozzi
L'istruzione finirebbe così a Borgonovo Re. Incerto tra due "schemi", Rossi si prende tempo per decidere: il decreto forse è pronto per martedì mattina
L’assessore tecnico ci sarà, «non di area Patt ma espressione della coalizione». E non sarà una donna. Così come ci saranno i due uscenti dell’Upt Mellarini e Gimozzi: e almeno uno di loro potrebbe mantenere parte delle competenze fin qui ricoperte, casomai con qualche aggiunta. Al pari di Olivi, il cui “pacchetto” economico dovrebbe comprendere anche lavoro e ammortizzatori sociali. Nel giorno del suo insediamento alla guida della Provincia, e finalmente accomodatosi sulla poltrona di presidente («bassina, ma d’altra parte chi mi ha preceduto era alto...»), Ugo Rossi non svela ancora la propria nuova squadra. Ma qualche tassello, seppur parzialmente, lo scopre. Rispetto ai predecessori, ad esempio, intende essere meno “carico”, delegando quindi il più possibile, ma riservandosi comunque di seguire in prima persona finanza e bilancio. E in particolare la partita delle trattative con Roma, che già la prossima settimana è destinata a riavviarsi attraverso un incontro con il ministro per le regioni Graziano Delrio. L’altro ieri Rossi ha tra l’altro ricevuto la telefonata di auguri del presidente del Consiglio Enrico Letta.
La proclamazione. Rossi è diventato ufficialmente presidente della Provincia ieri alle 11.14, quando Stelio Iuni, presidente dell’Ufficio centrale circoscrizionale (l’organismo tecnico sotto le cui mani è passato l’intero iter della competizione elettorale) lo ha proclamato tale. Ma non immaginate chissà che cerimonia: il tutto è avvenuto nella sala Fedrizzi al primo piano del palazzo di piazza Dante, ad un tavolo circondato da centinaia e centinaia di plichi con i verbali dei seggi. Iuni ha in sostanza letto i nomi di chi è risultato eletto, partendo dai seggi appunto di Rossi e da quello riservato ai ladini (dunque Detomas) per poi elencare gli altri 33. Poco più in là, Rossi attendeva in un ufficio, alla cui uscita i fotografi lo attendevano per lo scatto di rito, replicato nello studio presidenziale, alla scrivania che fu di Dellai e Pacher. Abbottonatissimo, Rossi, a proposito della giunta che sta componendo. Il decreto dovrebbe arrivare lunedì pomeriggio o addirittura martedì mattina, a seconda di come andranno i colloqui con gli interessati. Ieri pomeriggio una ulteriore tornata, tra oggi e domani i colloqui definitivi una volta incassati i pareri sulle deleghe proposte.
La nuova giunta. Due gli “schemi” su cui sta lavorando Rossi, basati sia sugli equilibri tra le forze politiche (ma lo schema 3 poltrone al Pd, 2 all’Upt e una al Patt non sembra essere mai stata in discussione), sia sulle attitudini personali. E qui, benché anche i nomi prescelti sembrino pure ormai definitivi (Olivi, Borgonovo Re e Ferrari per il Pd, appunto gli uscenti Mellarini e Gilmozzi per l’Upt e l’autonomista Dallapiccola), c’è ancora qualcosa da mettere a punto. Molto ruota attorno ai due blocchi dell’economia e della conoscenza, in ballo tra Olivi e Gilmozzi. La sanità potrebbe finire sulle spalle di Gilmozzi, e l'istruzione e la ricerca in capo a Borgonovo Re. Se invece si tornasse allo schema originario, con il delicato assessorato alla sanità e alle politiche sociali ormai in direzione Borgonovo Re, all’ancora sconosciuto assessore esterno andrebbero così enti locali e urbanistica. A Sara Ferrari, infine, il blocco cultura, giovani e pari opportunità. Possibile variante a sorpresa, che sembra aver preso piede nelle ultime ore: sanità e politiche sociali a Gilmozzi e il pacchetto conoscenza a Borgonovo Re.
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