«Gesto ignobile, farò denuncia»
Paolo Ciaghi tira il fiato: il suo cane, avvelenato, sopravviverà
ROVERETO. Maya si è ripresa. Il golden retriever che sabato pomeriggio ha rischiato di morire per una polpetta avvelenata lasciata alle pendici del monte Creìno, sopra Ronzo, è riuscito ad alzarsi da solo dopo ore di sedazione e pare che la funzionalità dei reni sia integra. Il proprietario Paolo CIaghi, notissimo "dog trainer" e patron dell'associazione "La volpe rossa", è raggiante. «E' andata bene, sono riuscito in tempo a fare bere a Maya abbastanza acqua salata da farle rigettare tutto quello che aveva mangiato. Ma resta la gravità del gesto.
Chi lascia bocconi ai pesticidi nel bosco forse non si rende conto di quali sofferenze provoca agli animali che ne cadono preda. Oggi sporgerò denuncia, sono azioni irresponsabili e non vanno tollerate».
La dottoressa Elena Mussa, il veterinario che si è preso cura di Maya, conferma che la pratica dei bocconi avvelenati va interpretata come un'azione diretta contro i cani: «Non c'è altra ragione plausibile, la val di Gresta non è nemmeno infestata dalle volpi. E comunque, anche fosse quello l'obiettivo, sarebbe un grave attentato alla nostra fauna». Il veleno, con ogni probabilità un insetticida della famiglia dei carbammati - ma saranno le analisi di laboratorio a verificarlo -, agisce con grande velocità sul sistema nervoso centrale e anche un intervento tempestivo può non bastare per salvare l'animale da una morte dolorosissima.
Qualora si riesca a farla vomitare, la bestiola potrebbe riportare strascichi pesanti sulla salute, ad esempio intaccando i reni. Maya invece, sedata dopo le iniezioni di antidoto, ieri mattina è riuscita a svolgere le proprie funzioni corporali, segno che i reni funzionano, e ha passato tutto il giorno a casa con il suo padrone. «Spero se la sia cavata davvero - commenta Ciaghi -, ora la terremo controllata per qualche giorno. Lieto fine? Sì, ma la paura di perderla è stata tanta. Chi butta in giro polpette con il veleno deve essere individuato e pagare per la viltà del suo gesto. Per questo sporgerò denuncia contro ignoti, nella speranza che serva a scoraggiare questa pratica indegna».
A Ronzo l'episodio ha tenuto banco tutto il giorno. Tra la gente del paese c'è anche chi punta il dito accusatore. «Sono sempre i soliti» commenta qualcuno. Ma quando si tratta di passare dalle chiacchiere alle prove, quelle che servono alla giustizia per incastrare i responsabili, all'improvviso nessuno parla più.