Fuori pista, al vaglio multe più salate 

Gli impiantisti: «Divieti aggirati, adeguarle alla gravità delle violazioni». I gattisti: «Per noi sta diventando un incubo»


di Elena Baiguera Beltrami


TRENTO. È un grido d’allarme quello che arriva da impiantisti e operatori dei mezzi battipista: «Troppi divieti aggirati da chi pratica il fuoripista, così rischiamo il morto». La vicenda riferita ieri dal nostro giornale dello scialpinista che ha rischiato di ferirsi con il cavo del verricello sul mezzo battipista, non corrisponde a quanto rilevato dalla Società Funivie Madonna di Campiglio. «Il signor Maestri - dichiara il direttore Francesco Bosco – è finito contro il cavo del verricello cadendo, soltanto in quel momento il gattista è intervenuto spaventandosi e arrabbiandosi. Abbiamo il filmato che lo certifica». Il fatto, fortunatamente senza gravi conseguenze, offre però lo spunto per focalizzare l’attenzione su un problema, quello della sicurezza, che sta assumendo contorni preoccupanti in molte località sciistiche, Campiglio forse è soltanto una delle più gettonate. A scendere in campo in prima persona è il responsabile dei tracciati e dei mezzi battipista di Funivie Campiglio Mauro Maffei: «Per noi sta diventando un incubo, tanto che qualche gattista chiede di essere destinato ai mezzi senza verricello - dichiara sconfortato - la settimana scorsa due scialpinisti sono andati a sbattere contro i cavi, un altro lo scorso anno è finito nel cavo graffiandosi tutta la faccia. Bisogna pensare che il cavo può essere anche lungo un chilometro e che quindi non si può aggirare facilmente. Noi siamo terrorizzati, prima o poi ci scappa il morto». Sono così tante le piste sulle quali viene usato il battipista ancorato al verricello. «Dalle 17 in poi tutte le piste diventano dei cantieri - spiega Mafferi - a Campiglio lavorano otto mezzi con verricello ed altrettanti senza. Abbiamo posizionato 4 cartelli lampeggianti luminosi in zona Spinale, 2 a Pradalago e 5 nell’area sciistica Cinque Laghi per avvertire del divieto e del pericolo per chiunque si avventuri sulle piste nell’orario di chiusura». Ma non c’è peggior cieco di chi non vuol vedere, come si usa dire, visto che l’art. 30 ter del 2004 in modifica alla legge provinciale n.7 del 1987, parla chiaro: “In assenza di previo assenso del titolare dell’autorizzazione all’esercizio dei tracciati sciistici, allo sciatore è vietato l’utilizzo delle piste da sci al di fuori dell’orario di apertura al pubblico delle piste stesse. L’eventuale assenso è segnalato da apposita segnaletica”. Peccato che per i trasgressori la sanzione pecuniaria non superi i 30 euro, non certo una cifra che può fare da deterrente a chi intende forzare i divieti. Che fare dunque? Francesco Bosco in qualità di presidente dell’Anef Trentino riferisce che è in corso un confronto con i sindaci per emettere delle ordinanze dove le sanzioni vengano adeguate alla gravità della violazione, un conto è essere sorpresi su una pista facile dove il mezzo battipista è libero, un altro è scendere su una pista nera dove si opera con il verricello.













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