«Fugatti come Bossi, ecco perché ho lasciato la Lega»

Granello, ex consigliere a Povo: «Troppo interessati alle poltrone»



TRENTO. «Fugatti come Bossi». A dirlo è un ex consigliere circoscrizionale della Lega a Povo, Dario Granello, uno tra i primi a lasciare il Carroccio, nel 2010, dopo 7 anni di militanza. «O sei con loro o contro di loro, questa è la logica. Ma io rispondo alla mia coscienza, e in questa Lega mi sentivo stretto da tempo», confessa Granello. Sugli immigrati, sulle case a canone moderato, sull'acqua: «Io ho pensato a fare il bene della comunità, ma non ero più in linea».

«Quando mi sono iscritto era il partito che stava tra la gente. Ma poi come gli altri si sono interessati alle poltrone dimenticandosi delle promesse. La Lega che era nata per ottenere il federalismo si è alleata con Berlusconi che era il primo a non volerlo».  E al senatore Divina che riguardo alle tante dimissioni di consiglieri nelle circoscrizioni ha parlato di «dinamiche locali», replica Paolo Serafini, un altro ex. «Una giustificazione fuori dalla realtà. La verità è che nella Lega l'ascesa politica non è determinata dal lavoro e dal merito ma è ad personam. E di questo una buona parte della base ha sofferto. Ma la causa principale della fuga è stata il patto di ferro con Berlusconi, che ha sempre visto la Lega soggiogata. Un patto che ha poco di politico, si tratta di un contratto per appianare i debiti finanziari della Lega, una verità sempre nascosta alla base».













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