LOTTA AL CAROVITA

Frutta e verdura, ecco come crescono i prezzi

Dal campo al banco un aumento folle. La Coldiretti: «Bisogna tagliare i passaggi»


Jacopo Tomasi


TRENTO. Dal campo alla bancarella il salto è tutt’altro che veloce. La frutta e la verdura che arrivano sulle nostre tavole passano in un’infinità di mani: dal contadino al grossista, dal grossista al venditore. E nel frattempo il prezzo lievita: se un chilo di zucchine, al contadino, viene pagato 30 cent, alla bancarella lo si paga 1,80 euro. I dettaglianti si giustificano. «Abbiamo molte spese». Le massaie imprecano. «È come andare dal gioielliere». E la Coldiretti avverte: «Bisogna tagliare qualche passaggio».

L’odore di anguria e di melone si fa sentire forte nell’aria del mezzogiorno. All’ombra del Duomo Albino Campailla vende la merce che produce in Sicilia. Arance, soprattutto. Ma anche pomodorini e zucchine. In questo caso i passaggi sono tutti “in famiglia”, ma i prezzi sono, più o meno, quelli delle altre bancarelle. «Essere produttore e venditore - spiega - non è sempre un vantaggio». E lamenta la concorrenza dei supermarket. «Se due grandi catene come Orvea e Poli decidono di fare l’offerta delle arance per un mese, vendendole a 60 centesimi, devo adeguarmi se voglio stare sul mercato. Poi, però mi ritrovo senza guadagno. Mentre loro non hanno problemi, anche se con i 60 cent non pagano nemmeno l’imballaggio».

I viaggi della frutta e della verdura sono un mistero per molti. Raccolte nei campi la mattina e il pomeriggio, caricati sui camion nei centri di raccolta di notte, venduti all’alba nei mercati generali, per poi arrivare in mattinata sulle bancarelle o nei supermercati. Coi prezzi nel frattempo lievitati di almeno il 200%. «Dobbiamo pur vivere», si giustificano i venditori. «Abbiamo tantissime spese - dice un’altra venditrice con la bancarella in piazza Duomo - dagli stagionali che fanno la raccolta, ai viaggi...». «Eppoi - aggiungono - una cosa è vendere le casse all’ingrosso, un’altra è venedere al dettaglio. I prezzi aumentano inevitabilmente».

Prende una posizione netta, intanto, Gabriele Caliari (Coldiretti). «Questo è uno dei problemi che abbiamo spesso evidenziato. Penso che ci debba essere un contenimento dei prezzi perché è esagerata la differenza tra quel che prende il contadino e la cifra che propone il venditore. Ci sono troppi passaggi che potrebbero e dovrebbero essere eliminati: serve un percorso più diretto».

Come spesso capita, l’anello debole della catena sono i cittadini. Quelli che per andare a fare la spesa devono farsi il segno della croce. E la frase più forte la dice Marina Bortoluzzi, di Trento, che sta tornando a casa con due borse piene di verdura fresca fresca per il pranzo. «Sono stata al mercato - dice con un sorriso amaro - e mi sembra di essere stata in gioielleria. Da quando c’è l’euro tutto è aumentato incredibilmente, ma soprattutto la frutta e la verdura costano davvero tantissimo. Si comprano perché si pensa di risparmiare, invece si paga quasi di più di quando si compra la carne».













Scuola & Ricerca

In primo piano