Frane dopo la tempesta: a Panchià evacuati in 50
Disagi a residenti e turisti a Stava per i detriti che dal monte Cornon sono finiti sulle case. Ieri rientrato l’allarme, ma i danni sono ingenti
VAL DI FIEMME. Il terribile temporale l’altra sera ha creato disagi agli abitanti della via Roe e via Pineta a Panchià. Nessun danno agli edifici e alle persone, ma per precauzione, come ha confermato il sindaco Giuseppe Zorzi sono state evacuate una cinquantina di persone tra residenti e ospiti, che sono stati ospitati dai amici e familiari. Ieri però hanno potuto fare ritorno a casa. Già nel 2005 dalle falde del Cornon, la montagna, sovrastante il centro abitato, la “Roa Grana”, il grosso canale di scolo delle acque che scende dalla montagna era stato fonte di seria preoccupazione. Allora aveva portato a valle detriti e fango. Anche allora gli abitanti erano stati evacuati. Ma i danni maggiori il temporale dell’altra sera li ha creati in val di Stava, in località “Sfronzon”, dove alcune abitazioni sono state circondate e in parte invase dal fango e dai detriti trascinati dalla forza delle acque che scendeva dal monte Cornon. L’allarme è stato dato verso le 21.30, quando i rigagnoli che scendevano dalla montagna si sono trasformati in irruenti corsi d’acqua che trascinavano fango e detriti. Per fortuna i vigili del fuoco di Tesero, guidati dal comandante Sergio Delvai, affiancato dal viceispettore distrettuale e capo operai del comune Ciro Doliana sono subito intervenuti. In particolare la frana si è abbattuta sulla casa di Pietro Delladio e di Giuseppe Frainer. La grande catasta della legna ammassata nel piazzale è stata coperta dai detriti. Danneggiata anche l’abitazione della segretaria generale della Marcialonga Gloria Trettel, con il garage invaso dal fango. Il comune di Tesero, come ha sottolineato il sindaco Elena Ceschini si è subito attivato contattando due ditte del posto per liberate con pale e automezzi i detriti. Anche i proprietari delle abitazioni hanno lavorato tutta la notte per ripulire il cortile e le pertinenze. Merita sicuramente un apprezzamento lo sforzo compiuto da Giuseppe Frainer che insieme ai vicini di casa, sprofondando nella melma fino al ginocchio, ha liberato la cagnetta Diana: «Ho dovuto sfondare la sua cuccia e tagliare il collare per liberarla. Quando si è sentita al sicuro ha continuato a leccarmi dalla gioia».