Fornero: «Italiani ingrati» / VIDEO

L’ex ministro in città per il convegno internazionale su invecchiamento e lavoro difende la propria riforma: «Andava ristabilito l’equilibrio tra generazioni»


di Stefania Costa


ROVERETO. Quando, dopo aver corso un rischio, si supera il pericolo, facile è pensare che il rischio di cui si era parlato in realtà non esistesse. In questo modo Elsa Fornero, ministro del lavoro del governo Monti, ha spiegato la grande difficoltà di illustrare la sua riforma delle pensioni ai cittadini. L’intervento dell’ex-ministro – intitolato “Affrontare l'invecchiamento della popolazione con efficienza ed equità”- si è svolto nel corso di “Age in Workplace”, incontro internazionale di ricerca sui temi dell’età e dell’invecchiamento nei luoghi di lavoro, promosso dal dipartimento di psicologia e scienze cognitive dell'Università di Trento. Al meeting roveretano una cinquantina di psicologi e economisti provenienti da tutto il mondo, per tre giorni, hanno esplorato le nuove tematiche di ricerca ed esaminato le connessioni possibili tra riforme strutturali (del mercato del lavoro, del sistema pensionistico) ed esperienze individuali (scelte lavorative, transizione al pensionamento).

«Le persone non hanno capito perché c’era bisogno della riforma delle pensioni, l’hanno avvertita come una cosa imposta da lontano, dall’Europa» ha spiegato Fornero. Oggi la gente vive più a lungo e nascono meno bambini. La sostenibilità finanziaria del sistema pensionistico è diventata una sfida. «Occorreva consolidare la situazione finanziaria nell’immediato - ha spiegato - ma anche rimediare, nel tempo, il negativo impatto dell’invecchiamento della popolazione. Serviva ristabilire l’equilibrio tra generazioni». «Aumentare l’età di chi può andare in pensione, non vuol dire diminuire i posti di lavoro per i giovani» ha aggiunto poi, specificando che le è mancato il tempo di costruire la riforma del mercato del lavoro. «I cittadini non ricordano più che pochi mesi fa l’Italia era sull’orlo del burrone. Il rischio corso è stato enorme, ma poiché le manovre del governo sono andate a buon fine, ora lo si reputa una bugia. La riforma è avvertita dalle persone, perché così è stata spiegata loro dalla stampa, come un puro atto d’austerità». Coniugare rigore e ripresa sembra impossibile, ma è l’unica strada da percorrere ha detto l’ex ministro: «Per farlo occorre mettere a posto i conti. A questo il nostro governo ha contribuito. Ora il governo Letta ha il dovere di spiegare all’Europa che è il momento di tornare all’economia reale e a incentivare il lavoro con investimenti». E la situazione trentina qual è? «Già col governo Monti, avevamo approvato la delega agli ammortizzatori sociali alle province di Trento e Bolzano. Qui ci sono le premesse per un buon uso di questi strumenti. Ci sono molti investimenti sulla ricerca e sull’istruzione che sono le chiavi del successo. Quello Trentino è un territorio aperto e vivace».

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