Fondi tagliati. Ma con pochi controlli

Da questo mese scatta la riduzione del 20%. Niente obbligo di rendicontazione. Dorigatti: «Utile la certificazione esterna»


di Chiara Bert


TRENTO. Mentre nel Lazio esplode lo scandalo sui fondi del Pdl e mentre la Camera si affida a una società esterna per verificare i bilanci dei gruppi parlamentari, in consiglio provinciale scatta da questo mese il taglio del 20% ai fondi dei gruppi deciso a luglio dall’ufficio di presidenza. Il risparmio, dal 2013, sarà di 123 mila euro l’anno su una spesa che oggi è di 615 mila euro. A cui si dovrebbe - ma questo dalla prossima legislatura e solo se sarà approvato dall’aula - il risparmio sul taglio al personale (da 2 a 1 collaboratore) per i gruppi monorappresentati.

Ma il conto complessivo della spesa per i gruppi, su un bilancio del consiglio che è di 11, 4 milioni, arriva a toccare i 2 milioni di euro tra sovvenzioni per il funzionamento dei gruppi, spese di personale e fondo per studi e consulenze: una cifra che nel 2011, rispetto all’anno precedente, è aumentata seppur di soli 7.359 euro.

La domanda - dal Lazio al Trentino passando per il parlamento - è la stessa: chi controlla sul regolare utilizzo di questi soldi? A giudicare dallo scandalo della Regione Lazio, dove parte del tesoretto se ne andava in case e in cene a ostriche e champagne, ma anche dalla vicenda che ha coinvolto l’ex tesoriere della Margherita Lusi, la questione della verifica sulla gestione delle risorse pubbliche è quantomai urgente.

Oggi il regolamento del consiglio provinciale prevede un obbligo di pubblicità del bilancio per macrovoci che, per ogni forza politica, sono certificate dal capogruppo. «Ma un obbligo di rendicontazione - ammette il presidente del consiglio Bruno Dorigatti - non c’è. Ci si affida alla responsabilità dei consiglieri e all’autoregolamentazione dei singoli gruppi. Perchè è evidente che nella voce “spese di rappresentanza” ci può stare di tutto e di più e se qualcuno vuol fare il furbo può farlo». Per questo, e anche di fronte agli ultimi scandali, Dorigatti osserva che «una certificazione esterna potrebbe essere utile, un modo per garantire maggiore trasparenza. Dovremo parlarne in ufficio di presidenza».

Dentro i partiti le opinioni sull’argomento divergono. Per Franca Penasa (Lega Nord), che con alcuni colleghi di gruppo quest’estate ha sollevato il caso della mancata trasparenza nel bilancio del suo partito, «i certificatori esterni sono soldi buttati nel cestino. Il miglior controllore è il cittadino, si pubblichino tutte le spese voce per voce in modo che tutti possano valutare come i partiti spendono i soldi». «Nel nostro regolamento comunque i paletti ci sono, non è che con i fondi dei gruppi uno si compra il Suv! Sono risorse necessarie per sostenere l’attività dei consiglieri, che già sono in forte subalternità rispetto alla giunta. Il punto è che chi deve controllare lo faccia».

Non vede «spese folli» Giorgio Leonardi, coordinatore provinciale del Pdl : «Tra il Lazio e il Trentino c’è un abisso, lì ci sono soldi che non stanno né in cielo né in terra. Le mele marce andrebbero sbattute fuori dal Pdl senza aspettare un minuto di più». Ma da noi, assicura, «le cose sono ben diverse». «Mai visto spese strane, con i soldi ci paghiamo il sito internet, i biglietti da visita, le riviste. E due segretari part-time, il mio e quello di Borga. In ogni caso per ogni spesa che faccio tengo tutti gli scontrini, per prudenza non si sa mai».

Il Pd - spiega il capogruppo Luca Zeni - si è dato «regole chiare a inizio legislatura», «i fondi cerchiamo di utilizzarli in modo unitario su iniziative condivise, per risolvere il problema a monte». «Per un partito come il nostro che ha fatto della trasparenza un cavallo di battaglia, non ci può essere un solo euro di spesa non rendicontato con scontrini e fatture. Tanto più quando un gruppo è numeroso come il nostro, serve il massimo rigore». Certificazione esterna dei bilanci? «Ogni decisione che va in direzione della trasparenza ci vede d’accordo. Poi sulle formule discutiamo: una rendicontazione più puntuale nei confronti dell’ufficio di presidenza credo sarebbe opportuna, quanto ai controlli da parte di società esterne sono un tema delicato che va approfondito seriamente».

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