Finto parrocchiano truffa un vero parroco: a processo
L’inganno. Con una lunga telefonata ha spiegato al sacerdote di esser stato vittima di un incidente e di aver bisogno di 700 euro per poter riavere l’auto. E l’altro ci ha creduto
trento. Ha contato sulla bontà del prete, lo ha stordito di chiacchiere e alla fine lo ha alleggerito di 700 euro. A processo per truffa è così finito un trentenne pugliese che è accusato di aver ingannato un sacerdote noneso facendosi accreditare 700 euro. E fingendo di esser stato lo sfortunato protagonista di un brutto incidente stradale.
I fatti risalgono al 2015 quando il sacerdote, riceva sul suo cellulare la telefonata di un uomo. Che gli racconta di vivere in un paese della val di Non, di lavorare come muratore in un altro e di essere sposato con una parrucchiera. Una massa di informazioni inventate, una massa di parole finalizzate a stordire la vittima fornendo dei dati non verificabili ma mettendo assieme una serie di nomi che erano noti al prete. Insomma un attacco verbale finalizzato ad entrare in contatto con la vittima, ha creare un falso rapporto e una finta conoscenza.
L’incidente.
Dopo le informazione il truffatore spiega perché lo sta chiamando in quel tardo pomeriggio di settembre. «Ho fatto un incidente stradale, in provincia di Brescia. No, per fortuna non mi sono fatto male, ma per riavere la mia macchina devo pagare 698 euro». Inutile dire che l’uomo con sé non aveva un euro. E di quei soldi aveva bisogno subito.
Il poliziotto.
Per rendere più veritiero il racconto passa il telefono ad un complice che si spaccia per un poliziotto e spiega che tutto quello che l’altro aveva detto corrispondeva alla verità e che l’unico modo per aiutarlo, era accreditare nel minor tempo possibile i 700 euro su una carta Postepay.
La truffa.
Il sacerdote ha fatto tutto quello che gli era stato richiesta. Lo ha fatto perché ha un buon cuore, ma, tempo 24 ore, ha scoperto di esser stato vittima di una truffa. E ha denunciato il tutto ai carabinieri. Quelli veri.