Figurine rubate alla figlia: chiama il 113

Arriva la pattuglia della polizia dopo la telefonata di una madre. La bambina aveva accusato una compagna di classe


di Giancarlo Rudari


ROVERETO. La bambina arriva a casa in lacrime e tra i singhiozzi riferisce alla madre che a scuola le hanno rubato le figurine. E la mamma che fa? Cerca di consolarla rassicurandola che le comprerà altre figurine? Forse sarà andata così, ma la mamma non si limita ad asciugarle le lacrime tanto che chiama la polizia: compone il 113 e chiede l’intervento di una pattuglia. Arrivano gli agenti sotto casa per capire cosa sia realmente accaduto, parlano con la madre della “derubata” e cercano di riportare l’episodio nella giusta dimensione. Ovvero: considerarlo una semplice ragazzata (o una bambinata visto che si parla di alunne delle elementari). Altri tempi quando allo “sgarro” del furto di figurine o di merendine la questione si regolava tra compagni di scuola senza tirare in ballo forze dell’ordine. Ma tant’è...

La vicenda prende le mosse da un’aula delle scuole elementari Gandhi al Brione. Una bambina va dalla maestra piangendo: «Maestra, mi hanno rubato le figurine...». La maestra, a questo punto, fa quello che deve fare: «Chi ha preso le figurine di... per favore le restituisca». «Io no, io no, io no...» è la risposta in coro. E allora visto che le figurine non saltano fuori spontaneamente chiede ai bambini di svuotare gli zaini perché lì potrebbe essere nascosta la “refurtiva”. Ma svuotane uno, svuotane due... svuotali tutti, delle figurine nemmeno l’ombra. Sparite nel nulla.

Finita la lezione, la piccola derubata va a casa sconsolata e una volta salutata la mamma le racconta la sua disavventura. E aggiunge un particolare non da poco: la “ladra” secondo lei è una sua compagna di classe della quale fa il nome. Una madre premurosa non si limita a consolare la sua bambina ma, visto che ha un indizio (o forse una certezza) chiama addirittura la polizia. Dal 113 la segnalazione arriva alla pattuglia di turno che, come si dice in questi casi, prontamente si porta sul luogo.

Ma c’era davvero bisogno di scomodare la polizia per questione di figurine? «Noi abbiamo risposto ad una chiamata di un cittadino - risponde il commissario Leo Sciamanna, responsabile del commissariato di via Sighele - Non voglio entrare nel merito dell’episodio, ma per principio vogliamo rispondere a tutti. Visto che si trattava di minori abbiamo fatto molta attenzione tanto che le bambine non sono state nemmeno sentite dagli agenti. E senza comunque tollerare o giustificare comportamenti scorretti, gli agenti hanno parlato con i genitori per ridimensionare l’episodio senza enfatizzare o esagerare quanto accaduto»:

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