Fido e i segnali non verbali aiutano ad una intesa perfetta
All’Università di Pisa un’équipe ha studiato il comportamento di 24 cani in 3 anni Sono stati codificati segnali calmanti, per entrare in relazione con i propri simili
TRENTO. Per far star bene il proprio cane, ma anche per star meglio col proprio cane, l’ideale sarebbe capirne le espressioni non in modo empirico ma con un supporto scientifico. All’Università di Pisa ci hanno provato osservando per tre anni il comportamento di 24 esemplari e qualcosa si è capito di più. La testa piegata non è un atteggiamento accattivante, ma indice di stress. Quando invece si leccano il naso, vuol dire che stanno entrando in contatto per la prima volta con un proprio simile. Girare la testa da un lato, immobilizzarsi improvvisamente, accucciarsi cercando di diventare più piccoli o sollevare la zampa anteriore sono stati tutti codificati come segnali di resa.
Lo studio dell’équipe di Pisa è stato pubblicato sul “Journal of Veterinary Behavior” e si basa sull’osservazione comportamentale di 12 femmine ed altrettanti maschi di razze diverse. Sono stati valutati 2130 diversi segnali calmanti, in occasione di 96 incontri con cani sconosciuti ed una certezza è che gli animali hanno atteggiamenti diversi. Atteggiamenti che però vogliono tutti trasmettere segnali di tranquillità per non trasformare un gioco in una rissa. Tendenzialmente i proprietari vorrebbero che i propri cani socializzassero con i loro simili, ma non sempre i nostri amici a quattro zampe la pensano nello stesso modo.
Se al momento dell’avvicinamento iniziano a girare la testa di lato ed a inumidirsi il tartufo, vuol dire che le intenzioni sono pacifiche, ma che non c’è serenità ed allora è meglio evitare l’incontro ravvicinato. Sapere interpretare i segnali calmanti, riduce di circa l’80% i potenziali comportamenti aggressivi.
Però, sono gli stessi cani che cercano di interpretare il nostro linguaggio. Secondo uno studio dell’Università di Lòrand Botvos in Ungheria, pubblicato sulla rivista scientifica “Science”, che conferma come i cani capiscano le parole o meglio la loro intonazione. Insomma l’interazione tra cani e uomini potrebbe avvenire a breve. Secondo un altro studio, questa volta condotto dall’Università di Northen in Arizona, entro dieci anni potrebbero essere pronti i primi dispositivi per tradurre il linguaggio dei cani. Protagonisti i cani delle praterie, roditori molto diffusi negli Stati Uniti che utilizzano una serie di versi per identificare oggetti o specifiche situazioni. I vocaboli sono stati isolati ed ora con l’aiuto dell'intelligenza artificiale, si vorrebbe creare un traduttore simultaneo. (d.p.)