Festival, è il giorno del premier Letta
Alle 15 all’Auditorium Santa Chiara in una città «blindata». Europa, ripresa, tasse: le grandi sfide che attendono il governo
TRENTO. Sarà anche il Festival dell’Economia con premi Nobel ed economisti di fama mondiale, ma il piatto forte dell’ottava edizione è un italianissimo quarantaseienne che conosce Trento quasi come le sue tasche. Enrico Letta, classe 1966, di professione neopremier delle larghe intese: salirà sul palco dell’Auditorium Santa Chiara alle ore 15 per parlare di “Quanta (e quale) Europa vogliamo” con il direttore del Corriere della Sera, Ferruccio de Bortoli. Letta arriva in una città che sarà ampiamente presidiata dalle forze dell’ordine, sempre all’erta per prevenire eventuali azioni di protesta come già avvenuto negli anni scorsi, quando sul palco del Santa Chiara salirono prima Romano Prodi, e poi Elsa Fornero. Tante, tantissime le domande a cui Letta dovrà cercare di dare una risposta per capire in che direzione andrà l’Italia, e con lei tutti noi, e le nostre tasche sempre più bucate. Dalla E di Europa alla A di Alfano, eccole secondo un insolito ordine alfabetico: il suo nome e cognome.
E come Europa: il premier è un europeista convinto, e sta cercando di risolvere le magagne del povero stivale non certo uscendo dalla moneta unica, ma convincendo Berlino e Bruxelles ad allentare almeno un po' le austere briglie che stanno uccidendo la nostra economia. Solo così si potrà dare fiato alle imprese, alla famiglia, all’economia.
N come Necessità: è la condizione del suo governo e del matrimonio d'interessi con il Pdl, l'odiato nemico che diventa all'improvviso un obbligato compagno di avventura. Chi sarà il primo a tradire il consorte?
R come Ripresa: quella che Letta spera di dare all'Italia, non tanto con il taglio dell'Imu ma quanto su un silenzioso lavoro ai fianchi sugli argomenti più strettamente economici: rilancio dell’occupazione giovanile, spesa pubblica, detassazioni alle aziende.
I come Italia: la grande malata al cui capezzale stanno venendo tutte le “sovranità” (per rimanere col titolo dell'ottava edizione del festival) europee e mondiali, consci che il nostro paese ha un'importanza strategica decisiva nell'ideale scacchiere globale. Una sorta di piccolo Re un po’ vecchio e imbolsito, pronto all'arrocco per giocare in difesa, sperando che i “pedoni” dell'Unione Europea facciano da schermo contro un mercato che avanza senza aspettare nessuno, pronto a dare scacco matto a noi, a letta, all’Italia e forse all’intera Europa.
C come Centrale, quella di Fies, il suo “think thank” trentino dove in tempi non sospetti si sono ritrovati molti degli attuali ministri del suo governo, da Alfano alla Lorenzin, da Lupi a Orlando, dalla De Girolamo a Josefa Idem. E’ lì che in maglietta e jeans Letta ha chiamato a raccolta gli allora under 40, rottamatori ante litteram quando ancora Renzi non aveva scalato l'agone politico.
O come Ombra, quella che il neo premier rischia di fare a quanti stanno alla finestra per vedere quel che accade. Ma anche O come Ogni riferimento a Renzi è tutt'altro che casuale. Letta sa bene di essere salito su di un treno dove quelli che vogliono farlo deragliare sono la maggioranza, e pochi pensano che arriverà a destinazione con quel pesante carico di promesse lanciate nel giorno in cui salì al comando del convoglio.
L come Lorenzo, naturalmente Dellai. Al Festival quest’anno c’è arrivato da semplice spettatore, lui che ne è stato per sette anni il padre-padrone a volte sopportato, ma sempre temuto e rispettato. Letta e Dellai sono stati per anni un silenzioso e strano binomio, la “generazione jeans” versus la generazione “mai ragazzo”, sempre così diversi ma così complementari, da bravi ex democristiani. Gli equilibri sono mutati tante volte nei loro rapporti, ma si sono sempre dati una mano a vicenda, e chissà che un prolungamento dell'attività di governo di Letta premier possa portare novità anche per Dellai, che al momento è impegnato a vincere la difficile partita degli equilibri interni in Scelta Civica, un covo di brave persone ma anche di astutissime serpi col sorriso, da cui “il Lorenzo” si dovrà sempre ben guardare.
E come Economia, il nome del Festival di Trento ma anche la vera sfida che Letta sta giocando. Intanto Letta porta a casa in queste ore la fuoriuscita dell'Italia dalla procedura di infrazione per i conti sballati, oltre a un vento che sta trascinando tutti i paesi europei a cercare di uscire dall'austerità strangolante voluta da Berlino. Chissà se gli (ci) basterà.
T come Travaglio, non nel senso di Marco ma in quello della fase che stanno attraversando il suo partito e la politica in generale. Il “giovane” (definizione di Napolitano) Letta che da Giovane aveva bruciato le tappe fino a diventare ministro a 32 anni, ora è nella difficile situazione di cercare di far tornare i cittadini a credere nella politica. Intanto è riuscito a non farsi impallinare da quello stesso Pd che aveva fatto fuori uno dei suoi padri politici, Romano Prodi, ma c'è una buona parte del partito che lo guarda sempre storto per la sua costante ricerca di dialogo col nemico, ora diventato partner.
T come tasse, quelle che Letta ha promesso di abbassare, a partire da quelle del lavoro. Una sfida che rischia di essere quella decisiva per il suo futuro politico.
A come Alfano, il vice che nemmeno la più fervida immaginazione avrebbe pensato. I tempi di Vedrò in cui i due amici si smarcavano informalmente dai loro partiti sono così lontani, e così vicini. Faranno storia?