Fashion victims, il lato oscuro dell’industria della moda

Trento. Dalle grandi firme che affidano la produzione dei loro vestiti a cottimo; a chi per scolorare i jeans utilizza le pratiche più vecchie che sono anche le più tossiche; quando parliamo di moda...



Trento. Dalle grandi firme che affidano la produzione dei loro vestiti a cottimo; a chi per scolorare i jeans utilizza le pratiche più vecchie che sono anche le più tossiche; quando parliamo di moda ci troviamo di fronte alla prima attività mondiale per occupati ed alla seconda, dietro a quella petrolifera, per inquinamento. Mandacarù partecipa da anni a progetti di commercializzazione alternativa, ma anche ad azioni di denuncia di quanto accade in particolar modo in India e Pakistan. Per questo motivo venerdì sera ha avuto la concessione di poter proiettare in anteprima il documentario “ Fashion Victims” di Chiara Cattaneo e Alessandro Brasile. Normalmente queste pellicole devono completare un circuito di festival, prima di poter accedere alle sale: La possibilità data a Madacarù è stato un riconoscimento al lavoro e al costante impegno svolto. Il documentario è stato girato nel Tamil Nadu nell’India Orientale dove la povertà è dilagante e come ci racconta Beatrice de Blasi:” Le ragazze che vogliono sposarsi devono portare una dote al marito che le famiglie non si possono permettersi. Le stesse famiglie vivono in condizioni di povertà assoluta spesso in un’unica stanza e quando le figlie diventano adolescenti, costituiscono un ostacolo all’intimità dei genitori che preferiscono cederle ai broker che le reclutano per le filande dell’industria tessile”. Per queste ragazze iniziano anni di sostanziale schiavitù, firmeranno un contratto triennale che sarà retribuito solo alla scadenza e da quanto pattuito verranno defalcate le spese di vitto e alloggio. In pratica le ragazze lavorano anche 16 ore al giorno, senza nessuna certezza economica. I filati prodotti da minorenni senza diritti e che spesso subiscono invalidità permanenti anche gravi perché lavorano in assenza di sicurezza, finiscono nella filiere di produzione sia delle grandi firme della moda, ma anche di quella più economica. Nel documentario oltre a poter vedere qualche spaccato della vita lavorativa, vengono intervistate queste ragazze che raccontano le condizioni del loro lavoro, ma anche i loro sogni. La verità è però quella che quasi mai questi tre anni di lavoro in condizioni disumane, riescono a migliorare le condizioni di vita di queste minorenni. Al termine del documentario è stato presentato un progetto che parte da Goma in Congo e tramite Mandacarù si concluderà a Trento con la vendita di tessuti e capi d’abbigliamento, prodotti nel rispetto del lavoratore e dei suoi diritti. D.P.













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