Ex Alpefrutta, una discarica a cielo aperto (anche di fitofarmaci)
Pergine: vetri rotti e muri interni abbattuti. All’esterno migliaia di sacchetti abbandonati. E in inverno è stato ricovero di fortuna
PERGINE. Lo stabilimento ex Alpefrutta versa in una situazione disastrosa: rifiuti pericolosi fuori a poche metri dal Foss dei Gamberi e dentro distruzione assoluta. Vandalismi, furti, attrezzatura e mobili fracassati e vetrate in pezzi, laghi di acqua piovana, pareti divelte, infissi strappati insieme a quanto era appeso ai muri. E poi gli armadietti delle attrezzature antincendio (piuttosto costose) forzati e svuotati, condotte di cavi strappate e contorte. In terra, attrezzature d’ufficio rotte, calcolatrici, computer montagne di materiale d’ufficio abbandonato. Perfino le pareti delle celle frigo sono state demolite, per non parlare di rotoli di carta da confezione, taniche di liquidi maleodoranti e di sostanze forse pericolose, svuotate sul pavimento, finestre a pezzi, cavi strappati. Uno spettacolo desolante. Il tutto grazie alle porte d’ingresso aperte da mesi e quindi alla mercé di chiunque. E qualcuno ci racconta che l’inverno scorso, c’era andirivieni di extracomunitari che vi alloggiavano. Incuria totale, insomma.
Fino a un paio d’anni fa, lo stabilimento era funzionante, poi, la Coop è stata messa in liquidazione e da allora, nessuno si è più preoccupato nemmeno di tener chiuse le porte. Qualcosa è stato recuperato, ma ben di più si poteva mettere al sicuro da vandali e ladri e forse ricavarci anche qualcosa, visti i milioni di debiti ancora da pagare (alla Cassa rurale di Pergine) in fatto di mutui, fidi e via dicendo.
Quello che più preoccupa è la montagna di residui di fitofarmaci depositata all’esterno a pochi metri dal Foss dei Gamberi che finisce nel lago di Caldonazzo. Probabilmente non sono da imputare all’Alpefrutta. Sembrano piuttosto depositi recenti, e attorno è tutto campagna coltivata. L’area è defilata, il passaggio di persone è nullo (di notte) e qualcuno ne ha approfittato. Ma occorre anche ricordare i soldi pubblici che la Provincia ha utilizzato come contributi versati alla Coop, un organismo agricolo per certi versi contestato fin dall’inizio e poi finito appunto in liquidazione con migliaia di euro di debiti in capo agli ultimi dirigenti della società. L’ultimo recente capitolo per il futuro dell’immobile è stato scritto dal Comune di Pergine: ha provveduto a cambiare la destinazione urbanistica per permetterne l’uso da parte della Provincia (che lo intende acquistare per 2,7 milioni) e utilizzarlo come magazzino “gestione strade” e sede della Protezione civile. La Polizia municipale indaga e Pergine pagherà il recupero dei residui di fitofarmaci. Intanto qualcuno chiuda le porte.
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