Equitalia, la beffa della villa

Imprenditore salvo grazie a un fondo «per la famiglia»


Ubaldo Cordellini


TRENTO. Equitalia voleva mettere all'asta la sua casa perché vantava un credito di un milione di euro, ma il giudice glielo ha impedito. Un carpentiere della Valsugana, titolare di una piccola impresa, è riuscito a salvare la villa, valutata 860 mila euro, grazie a un fondo patrimoniale. C'è voluta, però, la pronuncia del giudice Anna Mantovani, cui si erano rivolti gli avvocati del piccolo imprenditore, Nicola Degaudenz e Paolo Dal Rì, per opporsi al procedimento esecutivo avviato da Equitalia sulla villa dell'uomo.

Il giudice ha riconosciuto che il fondo patrimoniale, che in pratica è un fondo del quale fanno parte tutti i beni che servono al sostentamento della famiglia. In questo caso, Equitalia sosteneva che il fondo patrimoniale non era opponibile al suo credito, dal momento era stato costituito dopo. Ma il giudice Mantovani ha stabilito il principio secondo il quale se la costituzione del fondo patrimoniale è iscritta al Tavolare prima del titolo esecutivo del credito, quest'ultimo non si può esigere. In altre parole tutte i beni che costituiscono il fondo patrimoniale non possono essere attaccati fino a che non ci sia una separazione tra coniugi o che i figli vadano all'università.

Nel caso specifico, l'imprenditore della Valsugana, ha tre figli. Il più piccolo ha 4 anni. Quando ha visto la crisi, e tenuto conto che il settore dell'edilizia nel quale opera è tra quelli maggiormente interessati alla stagnazione, l'imprenditore si è tutelato e ha deciso, insieme a sua moglie di costituire un fondo patrimoniale. Lo scopo era quello di salvaguardare la casa, in maniera tale da impedire proprio che potesse essere aggredita dai creditori. Equitalia ha cercato di superare il fondo patrimoniale sostenendo che l'imprenditore aveva contratto i debiti prima di dar vita al fondo patrimoniale.

Il debito originario dell'uomo nei confronti di Equitalia era di circa 500 mila euro. Si trattava soprattutto di imposte non pagate e di contributi non versati all'Inps. Poi, con il passare degli anni, il debito è lievitato fino a un milione di euro. Il piccolo imprenditore rischiava di rimetterci la casa, che era l'unico bene di una certa consistenza che aveva mantenuto. Per questo ha deciso di costituire il fondo. Il giudice ha ritenuto che l'interesse della famiglia a salvaguardare il proprio tenore di vita fosse superiore a quello del creditore. Per questo ha impedito che la villa fosse messa all'asta. Il concetto è che l'iscrizione al tavolare del fondo patrimoniale anticipa il procedimento esecutivo. Quindi l'asta non si può tenere. E' una notizia che può interessare, di questi tempi, tutti gli imprenditori che possono avere guai con il fisco.













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