IL REPORTAGE

Effetto orso: il Bondone è deserto, i sentieri sono «vietati»

I bambini della colonia di Candriai giocano nel parco: «Per tenerlo lontano cantiamo la canzone del drago». Gli operai forestali: «Ci salva la motosega»


di Luca Marognoli


CANDRIAI. «Se vedo l'orso prendo il mio fucile e lo sparo». Ha le idee chiare uno dei bimbi fra i 3 e i 6 anni della colonia di Candriai, che giocano felici nella piccola conca (un giardino pubblico dove non si corrono rischi: le mamme stiano tranquille) proprio di fronte al residence hotel Alla Posta. Idee non molto diverse, in fin dei conti, da quelle del governatore Ugo Rossi o degli albergatori, come potete leggere nelle altre due pagine. «Di orsi non ne abbiamo visti ma se chiedete ai nostri bambini può darsi che abbiano visto anche i draghi», sorridono Anna Giuliani e Doriana Falagiarda, le due coscienziose maestre che li tengono a bada.

Già: nessuno li ha visti, gli orsi, ma la loro presenza è lo stesso incombente. Tanto che l'“Asilo nel bosco”, come è scritto sulle magliette della colonia, si potrebbe tranquillamente ribattezzare “Asilo nel prato”, perché il bosco è - purtroppo - “vietato”. «Siamo andate anche noi alla riunione di Baselga e le passeggiate sui sentieri non le facciamo», continuano le ragazze. «Qui a Candriai teniamo i più piccoli (i più grandicelli sono alla Brigolina, ndr) e non andremmo lo stesso tanto lontano...». Le istruzioni, comunque, sono chiare anche ai piccoli, per ogni evenienza: «Cosa vi hanno detto le maestre? Per prima cosa di non lasciare in giro le cose da mangiare, poi di camminare cantando le canzoni», ripete Anna. Una delle preferite dai bimbi - per la cronaca - è quella del drago a sette zampe con i diamanti sugli artigli. Spaventoso, ma non molto più dell’orso, secondo loro: «Il drago sputa fuoco», dice uno; “L’orso però morde”, risponde l’altro.

Lavorano di immaginazione, gli “asiloti”, ma anche la paura dell’orso - scatenata da due episodi molto concreti e gravi come le aggressioni ad altrettanti podisti di Cadine e Zambana - si nutre dei timori ancestrali legati alla fauna selvatica e cresce alimentandosi dei continui avvistamenti, veri o presunti, e del gran parlare che si fa sulla questione. Siamo in piena psicosi - inutile negarlo - e le conseguenze non sono affatto fantasiose, ma reali. I boschi e persino i grandi prati delle Viote sono svuotati, manco fossimo in un film western di Sergio Leone.Persino le piste da discesa come la 3-Tre e la Cordela sono frequentate da sparuti camminatori, che procedono in fila indiana come guerrieri Sioux.

«A Candriai finora gli orsi ci hanno risparmiato», dice Daniela Sartori, dell’hotel Alla Posta. «Mi hanno detto che ieri ne hanno visto uno a Vaneze: speriamo che non scenda dalle nostre parti. Comunque la gente non si avventura nei boschi. Si percepisce questo timore diffuso: per chiunque entri nel bar, è il primo argomento di conversazione». Chi nei boschi ci entra lo fa per lavoro: quattro robusti operai forestali si concedono un caffè: «L’orso? Quando vede noi scappa, io l’ho anche mangiato in Finlandia», ride uno di loro. Poi però si fanno tutti più seri: «Se accendi la motosega dovrebbe allontanarsi a gambe levate. Certo che trovarselo davanti non dev’essere simpatico». Un paio di dipendenti del servizio strade annuiscono: «Siamo a lavorare qui oggi. L’orso? Meglio se non si vede...».

All’esterno del locale c’è solo un tavolino di clienti anziani, che si fanno l’aperitivo. “Fa notizia” una comitiva di una decina di persone, che procedono serene sul marciapiede, ma il motivo c’è: del “caso orso” sono ignari: «Siamo il gruppo anziani di Porto Mantovano e stiamo andando al nostro chalet. Non abbiamo internet: sappiamo che l’orso girava l’anno scorso... Aggressioni? Davvero? Strano... Veniamo da anni in Trentino perché è bellissimo». Il Bondone ora è deserto, tutto per loro. E l’orso.













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