Ecco la ricercatrice trentina che ha scoperto l’emielica
Katia Bertoldi, 36 anni, lavora come assistant professor a Harvard. Premiata per il suo ultimo studio scientifico
TRENTO. A fine mese compirà 36 anni, ma la trentina Katia Bertoldi, assistant professor ad Harvard, nella sede di Cambridge, li compirà con ogni probabilità negli Stati Uniti, dove lavora da quattro anni e da cui non ha intenzione di tornare. Perlomeno non subito, dato che a novembre riceverà in Canada il Thomas J.R. Hughes Young Investigator Award, un premio per i migliori ricercatori del suo settore, che fa seguito al riconoscimento del 2012, il National Science Foubdation's Faculty Early Career Developement, un premio di 400.000 dollari che il governo americano mette a disposizione degli scienziati più promettenti.
La sua storia inizia nella nostra città. L'infanzia a Trento, la maturità al liceo classico con 58/60 nel 2002, poi la laurea in ingegneria edile, con specializzazione in ingegneria strutturale, conseguita proprio a Trento, un Master in Svezia, un Ph.d. a Trento e infine l'avventura americana, che l'ha portata ad insegnare in una delle maggiori università americane. Il nome di Katia Bertoldi è balzato agli onori delle cronache per uno studio sul modello dell'emielica (hemihelix, in inglese), una forma inedita, non presente in natura e scoperta lavorando con gli elastici, che potrebbe facilitare la creazione di nuove molecole in futuro.
Lo studio condotto dalla scienziata trentina, e pubblicato di recente sulla rivista scientifica on-line Plos One, ha prodotto delle eliche a spirale tridimensionali in cui la spirale gira, si modifica o si inverte con modalità periodica (cioè ripetitiva, quindi prevedibile) lungo la lunghezza delle stesse strutture. Le strutture tridimensionali sono state riprodotte utilizzando, allungando, unendo e rilasciando elastici di gomma. Nel dettaglio, sono stati incollati due elastici di misure diverse: il più corto è stato “tirato” per raggiungere le dimensioni di quello lungo, e il risultato – non appena l'elastico così composto è stato rilasciato - rappresenta appunto il modello dell'emielica. Capire come costruire e dominare queste strutture consentirà agli scienziati di imitare queste caratteristiche geometriche in nuove molecole per nanodispositivi come sensori, risonatori e assorbitori di onde elettromagnetiche, o in ambito medico. Il risultato della ricerca lo si deve alla trentina Katia Bertoldi, che confessa di aver preso l'idea da un gioco per bambini, il “Twist-o”, che con gli stessi pezzi permette di costruire, a incastro, una sfera grande e una più piccola. La giovane ricercatrice trentina è sposata con Giovanni Berlanda Scorza, un ingegnere elettronico italiano suo coetaneo che lavora alla General Electric. Il ritorno in Italia? Fuori discussione, dice lei. «Qui mi hanno messo subito a dirigere un mio gruppo, un'esperienza che può anche intimidire, per le responsabilità che comporta. Ma in Italia non avrei mai avuto un'opportunità simile». Difficile darle torto.