E le Casse Rurali danno il pacco viveri ai loro bancari
Valore 192 euro all’anno. Si può scegliere tra la versione salutista con olio e crauti e quella per gli amanti del vino
TRENTO. Un pacco viveri è un pacco viveri e coi tempi che corrono non c'è proprio niente da ridere. Perciò non è il caso di fare dello spirito sulla scelta, non semplice, che in queste settimane i dipendenti delle Casse Rurali saranno costretti a fare tra pacco “misto famiglia”, pacco della “specchiata virtù” e pacco “sbevazzone”. Sono le tre opzioni offerte ai 2.800 bancari dall'accordo provinciale del dicembre scorso: due pacchi l'anno - uno in estate, il secondo a Natale – colmi di bontà del territorio. Teroldego della piana, pinot grigio della collina, polenta di Storo, confettura misto bosco di Sant'Orsola, crauti bio della Val di Gresta ed olio extravergine dell'Agraria di Riva nella versione famiglia; misto bosco, crauti bio e ben 3 latte da 3 litri ciascuna dell'Agraria nella confezione virtuosa; 18 bottiglie di vini trentini equamente offerti da Cavit, Mezzacorona e LaVis nel pacco prosit. Il tutto, assicura il Sait che confeziona la spedizione, del valore di 96 euro il pacco, moltiplicato per due volte l'anno, più o meno 192 euro per ogni destinatario di questo “buono acquisto intercooperativo”. E sopratutto esentasse per il dipendente e deducibile come costo dalla banca, alla faccia dell'ires e dell'irpef.
Niente di illegale, però. La trovata intercooperativa, spiega la Federazione, si colloca nel quadro del rinnovo del contratto integrativo provinciale e «nella previsione di cui all'art. 51, 3° comma del DPR 917/86 (TUIR) quale bene ceduto dal datore di lavoro e che non concorre a formare il reddito da lavoro dipendente nei limiti di un importo non superiore nel periodo d'imposta ad euro 258,23». C'è da dire che forme di retribuzione diverse dal denaro non sono una novità e che da tempo alcune imprese le hanno sperimentate con soddisfazione dei lavoratori. In Trentino, per esempio, sono state sperimentate dal gruppo Luxottica e nella trattativa s'era puntato ad un ampio ventaglio di servizi e costi che potessero interessare i dipendenti, comprese le spese scolastiche. Se poi una parte della retribuzione alternativa è esentasse meglio per tutti, si riduce in piccola parte quel cuneo fiscale di cui la politica si riempie la bocca senza concludere nulla. E' anche il caso del pacco viveri delle Casse Rurali? Forse sì, anche se non viene naturale considerare beni meritevoli di tutela sindacale (per gli sfizi ognuno si arrangi da solo) una mangiata di crauti bio della Val di Gresta con polenta di Storo, innaffiata da un bicchiere di Lagrein (consigliato). Oddio, si potrebbe obiettare che non è semplice individuare costi meritevoli di sostegno sindacale per bancari il cui stipendio lordo medio è tra i 66 ed i 68 mila euro l'anno: è senz'altro più semplice compilare liste di “prima necessità” per chi prende un terzo di quella cifra. Ci si poteva aspettare qualcosa di meglio. Tutto questo spirito intercooperativo, non avrebbe guastato trovando, negli anni, qualche soluzione per i pasticci, per esempio, combinati a Fiavé ed a LaVis prima di dover ricorrere ai quattrini pubblici. Ma è sperare troppo e bisogna accontentarsi delle piccole cose, pacchi viveri compresi. Resta un dubbio: se il doppio pacco annuale da 192 euro, moltiplicato per 2.800 bancari, fa 537.600 euro di prodotti fatturati dal Sait, significa che buona parte di quella cifra verrà sottratta alle vendite delle Famiglie cooperative. Va bene così, perché il Sait, in fondo, è il loro consorzio? Misteri dell'intercooperazione.
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