Droga in città, richiesta di processo per 54 spacciatori
L’operazione della polizia aveva visto coinvolti anche 23 nigeriani che erano passati (o erano ancora) nell’accoglienza
TRENTO. Oltre 7 chili di stupefacenti sequestrati: 4000 dosi di eroina, 50 di coca e oltre 30000 di cannabis. E poi 10 persone arrestate (otto profughi e due trentini) ma 54 quelle attivamente coinvolti. Sono alcuni numeri dell’operazione «Bombizona» della squadra mobile della polizia che si era conclusa nel giugno scorso. Numeri importanti per un’indagine che ora è arrivata alla richiesta di rinvio a giudizio. Rinvio a giudizio che la procura ha richiesto per tutti i 54 coinvolti. L’operazione era iniziata ancora lo scorso anno e aveva scatenato molto clamore anche perché i blitz della polizia avevano toccato anche le strutture di accoglienza della Provincia.
Delle 54 persone toccate dall’indagine, 23 sono quelle che nel corso degli anni sono passate per il progetto di accoglienza per i richiedenti asilo che è seguito dal Cinformi. Di questi sette vivevano in alloggi «provinciali» (sei alla Brennero di Trento, uno nel b&b di San Lorenzo Dorsino). Due di questi sono stati arrestati, per 3 è scattato il divieto di soggiorno e per due la denuncia. Poi ci sono quelli che operavano da fuori in una struttura che - dagli elementi che sono stati raccolti dagli investigatori - risultava essere molto organizzata.
Nei sette mesi d’indagine sarebbero state verificate centinaia di cessioni e il calcolo degli investigatori della squadra mobile fissa fra i 1.500 e i 2.000 euro il guadagno giornaliero dalla vendita in piazza. Con ordinazioni che venivano fatte tramite telefono. Gli stranieri arrestati (tutti nigeriani, tutti della stessa provincia) erano riusciti ad imporsi sulla piazza trentina. Come? Con un’organizzazione che pare quasi militare e passando anche per risse: l’estate 2017 è stata segnata da aggressioni in serie nella zona di piazza Dante che vedeva contrapposti i nordafricani ai centroafricani. Ed erano riusciti a conquistare il loro spazio (piazza Dante in primis ma c’erano anche gli spazi davanti alle stazioni ferroviarie di Ala, Rovereto e Mezzocorona) che presidiavano con un’organizzazione quasi militare. Ogni giorno, sempre in base all’indagine, c’erano fra le 10 e le 15 persone che controllavano il perimetro della piazza.
Attive nell'organizzazione anche le donne. È a loro - secondo la polizia che in questa indagine è stata coordinata dal sostituto procuratore Davide Ognibene - che viene affidato il trasporto dello stupefacente.