Dopo la Bailo chiusa anche la Granero

Saracinesca abbassata per la piccola azienda (4 dipendenti) di Pieve Tesino. Il sindaco: «Così la gente rischia di andarsene»


di Silvia Fattore


TESINO. E' di ieri la notizia che il marchio Bailo verrà venduto alla “Albiro”, un’azienda svizzera. Un duro colpo per il Tesino che da sempre è stato legato al marchio del “piccolo scoiattolo”. Nel frattempo, tanto per aggiungere brutta notizia a brutta notizia, va anche registrato che alcune settimane fa ha chiuso le proprie saracinesche anche la ditta “Granero”, una piccola azienda di Pieve Tesino che con la sua produzione di targhette lavorate a mano dava comunque da vivere a 4 persone.

«Per noi adesso si presenta una situazione davvero difficile - commenta il sindaco di Pieve Tesino, Livio Gecele -. Con la cristi attuale e la chiusura di molte fabbriche in Bassa Valsugana, la cessione del marchio Bailo con il conseguente licenziamento dei dipendenti rappresenta un vero e proprio pericolo, perché il Tesino da anni sta vivendo un calo demografico che sembra inarrestabile, e la chiusura della Bailo renderà questo processo ancora più veloce».

L'azienda fin dalla sua nascita è stata legata alla piccola conca. Dapprima, fino al 1977 lo stabilimento si trovava a Castello dove oggi sorge la nuova Apsp Suor Agnese. Successivamente Livio Zotta, fratello di Bruno, attuale patron, pensò di allargare l'attività a Pieve. L'idea di riunire tutta la produzione in un unico punto si concretizza nell'87 quando vengono acquistati i terreni dove ancora oggi sorge la struttura.

«A quel tempo ci furono molti che protestarono - racconta sempre Livio Gecele - perché la zona che era stata scelta dalla famiglia Zotta era vincolata dall'uso civico, quindi l'amministrazione dovette compiere una serie di operazioni burocratiche per poter vendere i terreni alla Bailo. Non mancarono i mal contenti, ma il sindaco di allora proseguì per quella strada perché aveva capito quanto era importante aprire un polo economico a Pieve».

All'inizio la Bailo operava in tutto e per tutto in Tesino, dalla produzione, allo spaccio, dal collaudo alla parte amministrativa. Purtroppo con la morte di Livio Zotta e l'avvento degli anni Novanta che portarono globalizzazione e apertura dei mercati, le cose cambiarono. Dapprima si spostò all'estero la produzione, poi il collaudo ed infine rimase in Tesino solo la parte amministrativa dell'azienda e lo spaccio. Con la vendita del marchio ad un'azienda straniera viene meno un pezzo della storia della valle, diventata famosa grazie al piccolo scoiattolo.

Intanto si sta già pensando a cosa farne dello stabilimento, che qualche anno fa è stato venduto al Gruppo Paterno.

«Ci sono in ballo alcuni progetti - spiega Livio Gecele -, forse un parco divertimenti per bambini, ma è tutto da vedere. Anche i grandi investitori come Paterno ora sono incerti sul futuro della valle, e questo è molto preoccupante, perché se è vero che le attività a gestione familiare sono importanti per il tessuto sociale, è altrettanto vero senza grandi capitali non è possibile fare quel salto di qualità di cui il Tesino ha tanto bisogno».

©RIPRODUZIONE RISERVATA













Scuola & Ricerca

In primo piano