Dopo l’incendio “Il Faro” riparte in una nuova sede

Borgo chiese. Per quasi tre mesi ogni forma di attività era stata momentaneamente sospesa. Da ieri pomeriggio a Condino in maniera quasi silenziosa l'associazione Il Faro (vicina all’associazione...


Aldo Pasquazzo


Borgo chiese. Per quasi tre mesi ogni forma di attività era stata momentaneamente sospesa. Da ieri pomeriggio a Condino in maniera quasi silenziosa l'associazione Il Faro (vicina all’associazione Mato Grosso) è tornata a praticare la sua azione dopo che un incendio lo scorso 25 gennaio aveva mandato in fumo gran parte del materiale accatastato dentro l'area Gabogas a due passi dalla Sapi ex cartiere Carmignano. A causare il rogo era stato il difettoso funzionamento di una ciabatta destinata ad alimentare più prese elettriche, avevano sostenuto Andrea Bagattini comandante dei vigili del fuoco di Condino e versione poi confermata dai colleghi del corpo permanente di Trento.

«L'intenzione da parte degli attivisti di intraprendere di nuovo l'attività era emersa da subito tant'è - avverte Lina Campostrini- che una volta superate le varie incombenze burocratiche e affittuarie si è approdati ad una soluzione. Nelle settimane successive, è stato traslocato il materiale risparmiato dalle fiamme, mentre la restante mercanzia intaccata da scintille e fuliggine era stata smaltita mediante una ditta specializzata di Brescia».

La nuova sede, ex Castellina, è dislocata all'imbocco della Via Vecia e nuovi stalloni verso Mon la cui area coperta è di 1400 metri rispetto ai mille di prima. Su quel vasto piano da ieri ci sono ordinati comparti comprendenti abiti, scarpe di ogni misura e stagione, carrozzelle per neonati , biancheria varia, stufe, cucine, chincaglieria, mobili, radio, televisori, lampadari, quadri, dischi 78 e 45 giri e tante biciclette che la gente da Madonna di Campiglio a Bondone dona.

Tullio Pernisi, è considerato uno dei dieci operativi in ambito Il Faro. L'insegnante a riposo di Pieve di Bono è colui che ha sotto mano il polso della situazione. «Effettivamente – parole sue - si voleva al più presto ricominciare, perché l'attività di raccolta di beni di modico valore e la loro successiva cessione a fronte di un’offerta, aveva permesso in questi sei anni di attività di sostenere molti progetti portati avanti dentro l'operazione Mato Grosso che da anni, anche con personale di valle, opera in Perù, Bolivia e Ecuador. Guarda caso lo stesso nostro presidente Davide Capelli in questi giorni si trova proprio in Perù».

Pernisi qual è la vostra maggiore utenza? «Stranieri sicuramente che fanno provviste di tutto e dove il prezzo lo fa solitamente chi acquista. Poi ci sono persone bisognose, ancora quasi sempre stranieri, che segnalate da assistenti sociali, possono avere da noi il fabbisogno per mettere su casa».

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