Doping, chiesto il giudizio per undici

Dopo l’inchiesta dei Nas in tre hanno chiesto il patteggiamento. Per gli altri si prospetta l’ipotesi del processo



TRENTO. Un giro d’affari di 300 mila euro in nemmeno un anno. Denaro in cambio di farmaci capaci, a seconda delle necessità, si aumentare il tono muscolare, di migliorare le prestazioni sportivi oppure quelle «di letto». A svelare l’attività di traffico illecito (e pericoloso) era stata un’indagine dei Nas (il nucleo antisofisticazioni dei carabinieri) che, coordinata dal pm Davide Ognibene, aveva portato all’arresto di 14 persone. Ora per 11 di queste lo stesso sostituto procuratore ha richiesto il rinvio a giudizio mentre in tre hanno deciso di intraprendere la via del patteggiamento. Si tratta di Stefano Busca, residente ad Ala, Dorel Florea, che avrebbe importato i farmaci dalla Romania, e Ferruccio Fabbi, perginese. Per i tre si sarebbe arrivati ad un accordo per il patteggiamento ad un anno.

Per gli altri, invece, si prospetta l’ipotesi del processo. A tutti viene contestata l'associazione a delinquere finalizzata alla commissione di più delitti che vanno dalla commercializzazione di specialità medicinali ad azione dopante, esercizio abusivo della professione medica, somministrazione di medicinali in modo pericoloso per la salute. Per fare questo, i 14 - stando alle accuse - si erano organizzati con una struttura piramidale in cui i ruoli erano differenziati ma comunque coordinati. Tutto ha inizio con una segnalazione che racconta di un negozio della città dove oltre ad integratori legali e vendibili tranquillamente, si può avere una consulenza extra. A farla sarebbe Piero Forti, preparatore atletico di 59 anni molto noto non solo in provincia ma anche nel resto d'Italia. Lui avrebbe fatto delle vere e proprie diagnosi - pur non essendo medico - fornito delle prescrizioni dietetiche e quindi anche degli anabolizzanti. Secondo la ricostruzione che viene fatta dall'atto di accusa gli «uomini forti» erano (appunto) Forti, Roberto Seminara e Giuseppe Corbo definiti i promotori della consorteria con Roberto Chistè nel ruolo di braccio destro di Forti e quindi Marcello Tommasi. Poi ci sono gli altri come Guglielmo Taschera, Giuliano Ciappi, Tommaso Scarpelli, Gaetano Coletta, Alessio Schirinzi e Bruno Silnetti. A tutti vengono contestati degli episodi specifici che sono stati monitorati nel corso dei mesi di indagine. Episodi che documenterebbero le cessioni e le consulenze mediche che mediche non erano. Attorno ai 14, una cinquantina di consumatori che chiedevano «qualcosa» per migliorare l’aspetto fisico (c’era anche chi voleva la «tartaruga» per poter sfondare in tv) oppure per fare bella figura nelle discipline sportive che praticavano comunque a livello dilettantistico. E c’era anche chi continuava ad assumere questi farmaci (cosa che dovrebbe essere fatta solo dietro controllo e prescrizione medica) nonostante gli effetti collaterali. C’erano momenti di paura come testimoniano alcune intercettazioni. Telefonate nelle quali gli assuntori chiedevano conforto per degli effetti collaterali (analisi sbagliate e non di poco e persino mani che diventano gialle), alle stesse persone che quelle medicine gliele avevano vendute.

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