la sentenza

Dire «vaffa» a qualcuno non è reato

Archiviate le accuse nei confronti di un amministratore che aveva mandato a quel paese alcuni condomini



TRENTO. «Ma te c’ hanno mai mannato a quel paese? E va e va». Chi non ricorda le parole della canzone di Alberto Sordi. Già da allora l’invito perentorio e formulato con parole molto più volgari era molto diffuso. Ma negli ultimi anni è proprio diventato di moda. Nel 2007 Beppe Grillo lanciò il Vaffa day per la raccolta di 300 mila firme per tre proposte di legge popolare per mandare a quel paese la casta politica.

Dopo lo sdoganamento del mondo del cinema e del populismo diventato politica arriva quello giudiziario. Infatti, il giudice di pace di Trento Orpello ha accolto la richiesta di archiviazione presentata dalla Procura di Trento per le accuse nei confronti di un amministratore di condominio che aveva pesantemente apostrofato un condomino che era andato nel suo studio per lamentarsi. Per la precisione l’amministratore di condominio aveva urlato la seguente serie di contumelie: «Mi avete rotto i c....ni andate a f.....o. Va......o, va....o, va...o esci fuori dal mio ufficio».

Ovviamente il condomino ha presentato querela per ingiurie. La querela è finita in Procura. Ma l’azione penale non è stata esercitata. O meglio, la Procura ha chiesto, ottenendola, l’archiviazione dell’inchiesta. Questo per due motivi. Il primo è costituito dall’eseguità del danno e dall’occasionalità della condotta tenuta dall’uomo. Il secondo è che ormai il vaffa è diventato quasi linguaggio comune e quindi non è più offensivo. Secondo quanto sostiene la Procura «è indubitabile che ricorra l’esiguità considerato che l’espressione utilizzata è priva di oggettiva valenza offensiva siccome per la sua genericità è all’evidenza inidonea ad attingere il bene “onore” tutelato dalla norma». Per la Procura l’nore è l’insieme delle qualità morali della persona e non può essere intaccato da espressioni che sono il frutto di maleducazione che si sostanziano nell’uso di parole volgari che, però, sono ormai entrate nell’uso comune. Parole che si sentono molte volte al giorno e che proprio per questo essere usate molto spesso hanno perso la valenza offensiva.

Inoltre, la Procura ha ritenuto che non vi fossero le prove che l’amministratore di condominio fosse solito apostrofare i condomini con frasi del genere. Poi, in considerazione proprio dell’uso comune di queste espressioni, la Procura ha ritenuto che non vi fosse dolo, cioè l’amministratore non fosse consapevole di commettere un reato e di offendere veramente il condomino. Per questo tutto è stato archiviato. (u.c.)













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