Diocesi, affitti e azienda agricola per ripianare i conti in rosso
Il bilancio della Curia. Continuano le difficoltà finanziarie: costi troppo elevati e scarsa rendita degli immobili Tra le ipotesi per aumentare le entrate c’è anche l’idea di sfruttare 50 ettari di terreni per un progetto sociale
Trento. Ancora conti in rosso per la chiesa trentina che ieri mattina nel teatro del collegio arcivescovile ha presentato pubblicamente il proprio bilancio, all’interno di un’operazione trasparenza e responsabilità iniziata l’anno scorso. se la riorganizzazione della curia ha cominciato a mettere ordine sul fronte dell’opacità (questo il termine utilizzato dall’economo claudio puerari) non sono arrivati risultati apprezzabili dal punto di vista della contabilità, tanto che il risultato dell’esercizio 2018 ha registrato una perdita di 2,3 milioni di euro, comunque inferiore a quella di 2,9 milioni di euro nel 2017. il patrimonio netto resta ingente (74,6 milioni di euro) ma i vertici della chiesa trentina hanno ribadito l’intenzione di intervenire per mettere al sicuro in conti con l’obiettivo - ha dichiarato a più riprese l’arcivescovo lauro tisi - di continuare a garantire negli anni a venire la missione evangelica. tra le strategie anche l’ipotesi di valorizzare gli immobilie e la creazione di un’azienda agricola sociale.
Il bilancio
Ricavi per 8,1 milioni e costi per 10,4 milioni di euro: la differenza fra queste due cifre è il passivo dell’Arcidiocesi che - come chiaramente da un’analisi del bilancio - deve fare i conti con spese (troppo) elevate sul fronte del personale (2,1 milioni di euro) e per la gestione del patrimonio immobiliare (3,1 milioni di euro). Sul fronte delle entrate la voce principale è quella di 2 milioni circa relativi a contributi Cei (tra cui l’8 per m ille) e altri due milioni di contributi da parte di enti e privati. I ricavi da immobili valgono 1,7 milioni di euro.
Il patrimonio
L’attivo del bilancio 2018 è stato di 113 milioni, di cui 38,6 milioni per terreni e fabbricati strumentali (che servono cioè alle funzioni che la Chiesa deve garantire, come il palazzo della Curia in piazza Fiera), altri 26 milioni si riferiscono a immobili non strumentali mentre altri 31 milioni sono le partecipazioni finanziare, tra cui la principale è la partecipazione in Isa. Sul fronte della locazione degli immobili di proprietà della Chiesa in bilancio risultano 193 contratti.
La strategia
L’economo Claudio Puerari l’ha detto chiaramente: «Non ci aspettiamo applausi». E infatti la reazione al suo intervento è stata decisamente più tiepida da parte del pubblico dell’Arcivescovile (composto per lo più da parrocchiani provenienti da tutto il Trentino) rispetto all’accoglienza riservata all’arcivescovo Tisi quando ha ribadito la missione caritatevole della Chiesa. Ma qualcuno doveva pure indicare la via per continuare a garantire la missione: «Siamo in una situazione economica estremamente fragile - ha detto Puerari - con le entrate ormai insufficienti a coprire i notevoli costi di funzionamento sia della Curia che delle altre entità diocesane». La via di uscita? Continuare nella semplificazione della Curia, mettere a locazione parte del patrimonio immobiliare che attualmente viene considerato strumentale, se necessario vendere gli immobili che non danno reddito, concentrarsi sulle attività prioritarie e indispensabili eliminando quelle marginali e ridurre ancora i costi.
L’azienda agricola
Puerari l’ha definita la prossima sfida: prendere i 50-60 ettari di terreno agricolo che la Chiesa trentina possiede sul territorio provinciale (principalmente a Mori e in Valsugana, ha detto) e chiedere aiuto ad altri soggetti (imprenditore del settore agricolo, ma anche università per la parte scientifica) per careare un’azienda agricola sociale che possa dare reddito ma anche lavoro a persone in difficoltà.