Dimessi gli ultimi tre bambini intossicati

Per i pediatri la febbre dipende da faringiti. Ancora nessuna certezza dalle analisi sui cibi consumati all’Arcivescovile



ROVERETO. Anche gli ultimi tre bambini dell’Arcivescovile, trattenuti venerdì sera in osservazione in ospedale quando gli altri 27 loro compagni (più due insegnanti) erano stati dimessi, ieri poco prima di mezzogiorno sono tornati a casa. A fare la differenza era stata la presenza di febbre sopra i 38, che aveva spinto i medici ad una cautela maggiore. Anche se i sanitari, pur rimandando qualsiasi conclusione all’esito delle analisi su cibi e campioni biologici raccolti, sembrano orientati a considerare quelle febbri non legate alla sospetta intossicazione alimentare. A provocarle sarebbero state delle laringiti o faringiti (qualcuno parla di placche in gola) che quindi forse solo occasionalmente si sarebbero sovrapposte all’episodio acuto (nausea, vomito e mal di pancia) che ha colpito tutti e 30 i ragazzini interessati. Comunque sia, ieri mattina i tre bambini soffrivano ancora di febbre (calata sensibilmente solo in un caso su tre) ma il quadro complessivo è stato considerato del tutto rassicurante. Sono stati quindi dimessi con l’invito ai genitori a riportarli in Pediatria se anche oggi dovesse persistere una febbre significativa.

Intanto la comprensibile fretta di genitori, scuola e istituzioni di capire esattamente cosa sia accaduto, cozza contro i tempi tecnici delle analisi. Che sia i Nas (autonomamente, ed in vista di una eventuale ma molto probabile indagine della Procura) che l’ospedale hanno commissionato ai laboratori, ma che richiedono tempo. Perché se i sintomi e i tempi in cui si sono manifestati, fanno pensare ad una intossicazione alimentare acuta, chiarire cosa l’abbia provocata è molto più difficile.

Fin dal primo momento, i sospetti si sono concentrati sui pomodorini. Spediti a Rovereto direttamente dal Ministero (nell’ambito di un progetto di educazione alimentare e valorizzazione di frutta e verdura biologiche) sono stati mangiati a ricreazione da tutti coloro che si sono sentiti male a ricreazione. Pochi minuti dopo, appena tornati in classe, i bambini si sono sentiti male. In maggioranza sono bambini di una classe, la terza, ma ci sono stati casi anche in seconda ed in quarta. In ogni classe sono arrivate un paio di confezioni di pomodorini (sigillate e pronte per il consumo) ma poi le maestre le hanno aperte in giardino e messe a disposizione un po’ di tutti. Insomma, è possibilissimo che se la confezione contaminata fosse stata anche una sola, bambini di classi diverse si siano serviti proprio da quella. Il punto diventa capire che cosa però possa esserci di irritante (o indigesto, o velenoso: lo diranno le analisi) su dei pomodorini biologici. Non anticrittogamici, sembrerebbe ovvio. Forse conservanti, ammesso che i protocolli «bio» ne prevedano l’utilizzo, finiti in dose eccessiva in una confezione. Ma sono solo ipotesi. Quel che è già sicuro è che dal punto di vista “educativo” questo episodio non è stato un grande spot per frutta e verdura a merenda.(l.m)

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