Dieci truffati si alleano contro l’impiegato sleale

L’avvocato Romina Targa è a disposizione delle persone alle quali la Comunità di valle ha chiesto la restituzione dei contributi ricevuti dai servizi sociali


di Roberto Gerola


PERGINE. Situazioni pressoché tragiche negli assistiti dal servizio sociale della Comunità Alta Valsugana e Bersntol dopo l’episodio del “dipendente infedele” che faceva la “cresta” sui contributi che l’ente versava agli assistiti. In sostanza, le molte irregolarità riscontrata nel coro degli indagini hanno provocato il blocco delle erogazioni, ma anche la richiesta agli interessati di rimborsare quanto percepito. In proposito, ieri, è stata presentata da “Alternativa” un’iniziativa di tutela o quanto meno di aiuto per queste persone in molti casi coinvolte loro malgrado nella vicenda. In sostanza, Aldo Luchi ed Enzo Chiappani (consiglieri della Comunità di valle per il gruppo di “Alternativa”) hanno avviato con l’avvocato Romina Targa un punto di riferimento (via Pennella 40) per la difesa giuridico-legale rivolto a tutti gli interessati, completamente gratuito.

«Si sono rivolti a me già alcuni interessati - ci ha detto ieri la professionista - e sono venute alla luce situazioni particolarmente gravi». Ovviamente, nonostante il pieno anonimato mantenuto dall’avvocato, è emerso il caso di una mamma con a carico la figlia disabile che si è vista recapitare dalla Comunità una avviso nel quale le si chiede di restituire 7.000 euro. La somma le era stata versata mensilmente per le sue necessità. Dalle indagini condotte, erano emerse irregolarità nell’erogazione dei contributi a firma del dipendente infedele (e ora indagato, oltre che sospeso dal servizio), avallate dai suoi superiori. Sembra che l’impiegato in qualche modo gonfiasse i contributi per tenersi la “cresta”, o decurtasse i contributi per trattenerne una parte. Il sistema adottato è oggetto di indagini.

Sta di fatto che da mesi, il meccanismo di erogazione dei contributi a favore dei beneficiari, sembra abbia subito dei forti rallentamenti se non addirittura sia stato bloccato. C’è da specificare che i beneficiari sono naturalmente persone o famiglie bisognose e in particolare stato di necessità economica.

«Una decina di persone si è già rivolta a me - dice ancora la legale - e ci sono casi in cui anche la Provincia ha bloccato i propri contributi come ad esempio nel caso degli alimenti che la Provincia anticipa quando il coniuge è inadempiente. E’ il caso di un’assistita che, separata e con a carico quattro figli, si è vista fermare le mensilità (1.000 euro). Occorre porvi rimedio, anche perché come fa un assistito a restituire 7.000 euro in un colpo? La speranza è che nessuno dei coinvolti venga indagato. Spesso si tratta di persone che non conoscono il guaio in cui si trovano».

In proposito, di Aldo Luchi e Enzo Chiappani c’è anche una interrogazione presentata in Comunità di valle. Si chiede la situazione delle pratiche evase dall’impiegato infedele, ma anche delucidazioni sull’espletamento dei controlli da parte dei superiori del dipendente e se la Comunità di costituirà parte civile.

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