Di Palma: «Continuiamo a interrogarci»
La primaria di pediatria: «Da parte nostra rispetto per il dolore profondo della famiglia»
TRENTO. La primaria del reparto di Pediatria del Santa Chiara, Annunziata Di Palma ha voluto scrivere di suo pugno una lettera che ripercorre la tragica e dolorosa perdita di Sofia: «Dopo aver letto con grande partecipazione l’intervista ai genitori della piccola Sofia, scomparsa da poco più di 10 mesi, dopo aver contratto una forma severa di malaria durante il ricovero in Pediatria a Trento, mi sono offerta a nome di tutta l'Azienda sanitaria di esprimere alcune considerazioni a scopo di chiarimento e di vicinanza umana alla famiglia.
Nessun operatore in Pediatria, in Ospedale e in Azienda si è messo alle spalle e ha dimenticato la storia di Sofia, tutti, ciascuno nel proprio ruolo, abbiamo continuato ad interrogarci per cercare di capire come possa essersi verificato il contagio. Siamo consapevoli del delicato compito che abbiamo scelto e della enorme responsabilità che tutti i giorni ci assumiamo: la cura dei nostri bambini e il sostegno alle loro famiglie.
Abbiamo chiesto aiuto a esperti nazionali, ci siamo confrontati con colleghi che hanno avuto esperienze simili, abbiamo analizzato tutti i lavori scientifici pubblicati recentemente e anche in passato sull'argomento. Ci siamo sottoposti con piena collaborazione alle commissioni di indagine attivate dai vari livelli istituzionali: agli ispettori ministeriali, alla commissione attivata dall'Apss, all'indagine dei Nas e della magistratura, nella speranza che potessero emergere elementi chiarificatori su quanto accaduto importanti per noi per dare una risposta definitiva alla famiglia e utili per affrontare con sicurezza e serenità eventuali ulteriori casi simili.
La vicinanza alla famiglia da parte dell'Azienda sanitaria, a mio parere, ha visto alcuni passaggi concreti di grande attenzione: mantenere un atteggiamento sempre trasparente e disponibile rispetto all'accaduto, senza mai trincerarsi dietro ragioni di riserbo tecnico ma dimostrando sempre ampia disponibilità a fornire puntuali resoconti sinceri, anche rispetto agli organi di stampa. In attesa che la Magistratura compisse l'iter legale per definire le responsabilità dei singoli operatori, una volta definito che il contagio era avvenuto in ospedale, l’Apss ha provveduto con la massima sollecitudine possibile a completare le pratiche per il risarcimento alla famiglia. È vero che sul piano umano è stato scelto di mantenere un profilo un po’ defilato ma non per imbarazzo o per distanza emotiva ma semplicemente per rispetto del profondo dolore che queste persone stavano vivendo e per il timore di essere invadenti e di sollecitare con la nostra presenza un dolore che non aveva proprio bisogno di essere rinnovato. Avevamo anche la preoccupazione che una vicinanza ostentata da parte nostra potesse essere mal interpretata. Io personalmente ricordo di aver incontrato la mamma di Sofia a breve distanza dalla morte della bimba, in quell'occasione ho avuto modo di comunicarle tutto nostro dolore e la vicinanza di tutto il reparto».