Dellai, niente Aventino. Domani sfida finale con Mellarini
Ma resta l’ipotesi di non partecipare al voto. L'assessore conferma il no al passo indietro di entrambi.
TRENTO. Battaglia a viso aperto al congresso per votare Lorenzo Dellai, Aventino subito, oppure andare al congresso ma senza partecipare al voto. Tre opzioni in campo. A 36 ore dal congresso dell’Upt di domani al Centro congressi Interbrennero, in un clima di forte tensione si è aperta così ieri sera l’assemblea dei dellaiani nella sede del partito di via Lunelli.
Un confronto a tutto campo, a tratti concitato, cominciato alle 18.30 con le considerazioni dell’ex governatore, oggi candidato alla segreteria del partito contro Tiziano Mellarini: «Sono deluso dallo snaturamento del partito e da chi lo ha provocato», ha detto, ricordando che i nodi che il Cantiere civico aveva posto sul tavolo lunedì e sui quali aveva chiesto risposte a Mellarini e ai suoi sostenitori, non sono stati sciolti. Non quello sul rispetto delle regole e della trasparenza, visto che i garanti hanno dato il via libera al congresso ma i due componenti del comitato organizzatore dimissionari (Betta e Gabrielli) non si sono presentati mercoledì alla riunione con il presidente e la segretaria per visionare l’elenco degli iscritti a cui avevano chiesto di avere accesso. Non quello sulla linea politica del partito, visto che il tentativo di un documento unitario - che mettesse nero su bianco l’adesione al centrosinistra autonomista come perimetro comune in cui riconoscersi tutti - non è andato oltre le parole. Non infine il nodo sull’incompatibilità di Mellarini, che se venisse eletto segretario da statuto dovrebbe dimettersi da assessore: l’interessato si prepara a chiedere una deroga all’assemblea dopo il congresso.
Le chance di una mediazione dell’ultim’ora - quel passo indietro di entrambi i candidati proposto da Dellai a Mellarini lunedì, per cercare un nome di garanzia che scongiurasse la rottura - si sono spente ieri quando da Mellarini e dal suo entourage è arrivato un nuovo no: «A questo punto non sarebbe utile a nessuno», ha ripetuto l’assessore.
La palla è quindi tornata in campo dellaiano. Il padre fondatore ieri ha detto apertamente che preferisce battersi fino all’ultimo. A sostegno dell’opzione di andare al congresso si sono schierati l’ex senatore Mauro Betta e Umberto Saloni: «Al confronto politico bisogna esserci per portare le proprie idee, questa è la politica, anche quando non ci sono le condizioni per un confronto leale». Ma altri hanno definito la partita «truccata» e teorizzato l’Aventino subito. Al momento di mandare il giornale in stampa, l’assemblea era ancora in corso da quasi quattro ore, con moltissimi interventi, con un orientamento condiviso di presentarsi domani all’assise del partito.
Che non ci fossero più spazi di compromesso era apparso del resto chiaro nelle ultime 24 ore, quando gli appelli delle «colombe» a recuperare unità e fiducia reciproca si sono risolti in un nulla di fatto. La prova sta nel fatto che ieri le mozioni depositate per il congresso erano sei: quattro dei dellaiani (Ferrante, Graiff e due di Merler) e due dei mellariniani (Michelini e Cattoi), senza alcun accordo. Quella di Nicola Ferrante per ribadire che l’Upt si colloca esclusivamente nel centrosinistra, quella di Andrea Merler per rimuovere le cause di incompatibilità (segretario-assessore) e nel caso non si ottemperasse, per dichiarare la decadenza del segretario. Facile prevedere che su questo punto domani sarà battaglia.
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