Delladio: «Ma per me il caso è chiuso»
L’imprenditore de La Sportiva: «Bene il dibattito, ma io seguo la politica come un pesce fuor d’acqua»
TRENTO. «Agevolazioni per chi smantella gli impianti di risalita? È la prima volta che sento questa cosa. Ma per me il caso è chiuso». Lorenzo Delladio (La Sportiva) replica così all’ultimo capitolo della vicenda passo Rolle.
Delladio, che effetto le fa il dibattito politico che si è infiammato sul passo Rolle? Per di più dopo che gli impianti sono stati venduti e quindi a giochi fatti?
Per me è una cosa strana, sono fuori dalla politica, anche se mi hanno spiegato che il dibattito ritardato è piuttosto normale. Mi sono trovato dentro una situazione che non avevo calcolato: volevo inseguire un mio sogno e ora mi sento un pesce fuor d’acqua perché questo non è il mio mondo.
E quale è il suo mondo?
Fare l’imprenditore, portare nuove idee, innovazione nella mia azienda e in questo caso nel turismo. Qualcuno non ha voluto capirlo. O forse non ha potuto capirlo.
Chi?
Si è trattato di pochissime persone che la pensano in modo diverso, mentre la maggior parte delle persone ha capito questo progetto. Da Messner che è intervenuto l’altro giorno (e non è certo l’ultimo arrivato) fino a tutte le persone che intervengono sui social network. Ma ormai è tardi.
La politica dice che c’è ancora tempo.
Il progetto (che mi è costato tempo e soldi) è in un cassetto. Non l’ho certo stracciato, ma i numeri e i dati erano logici al passo Rolle, da altre parti secondo me sarà difficile portare una cosa del genere. Lì al passo Rolle il progetto aveva una sua unicità: tolgo degli impianti per fare un parco. Per andare in un altro posto lo può fare chiunque.
E l’ipotesi di invertire il ragionamento, sempre a passo Rolle? Outdoor nell’area Castellazzo, sci alpino nell’area Paradiso?
Non funziona, la mia idea è proprio quella di utilizzare il versante nord della Paradiso per l’inverno. E d’estate c’è bisogno di luoghi selvaggi, mentre dall’altra parte del passo c’è già il turismo, con il Cristo Pensante e la Baita Segantini.
Se ci fossero state agevolazioni per smantellare gli impianti sarebbe cambiato qualcosa? La Sportiva avrebbe rilanciato?
Il rilancio per prendere la società Sitr era possibile: i 200 mila euro in più (che pure sono soldi) non erano così determinanti all’interno dell’operazione. Non è una questione di soldi, ma del clima sbagliato in cui maturava questa cosa. La corsa al rialzo non mi avrebbe portato da nessuna parte, perché mi sarei ritrovato contro proprio i primi interlocutori con cui avrei dovuto lavorare.
C’è una condizione per ripescare il progetto dal cassetto?
Francamente non ne vedo. Non è più possibile, mi sono anche demotivato. Era un sogno che coltivavo assieme ai miei amici e nella nostra logica non ci doveva essere nessuno contrario, ma ci aspettavamo tappeti rossi. E invece niente, c’è stata un’assoluta minoranza di contrari. Ora lasciamoli andare avanti. Diciamo che si sono presi una grandissima responsabilità nei confronti del loro territorio e del passo Rolle. Ora deve funzionare tutto bene. E secondo la mia logica non funzionerà, perché il turismo vuole qualcosa di differente. Auguro a loro di portare avanti questo progetto, ma in funzione degli abitanti e degli operatori del passo che hanno bisogno di lavorare.
In questa vicenda vede un risultato positivo?
Almeno si sono mosse le acque. Faranno dei lavori al passo. Questo dibattito è già servito a qualcosa, qualcuno vorrà capire qualcosa di più sul passo. Dopo venti o trent’anni di immobilismo qualcosa si è mosso e questo è cosa buona.
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